Chiusura della Visita pastorale a Ollolai

«Vi lascio col nostro Gesù»

 

«La nostra fede è fatta di discese e faticose risalite, come i vostri paesi di montagna ». Concludendo la prima tappa della visita pastorale sabato 9 aprile a Ollolai e al suo arrivo la mattina successiva a Lodine – dove è stato accolto dal parroco don Michele Pittalis e dal sindaco Antonio Congiu e si tratterrà fino a sabato 16 aprile –, il vescovo di Nuoro Mosè Marcìa ha usato la stessa metafora fondata su un concetto ribadito a più riprese: «Non è il vescovo che viene e che va via dopo una settimana, Mosè passa ma resta l’unico vero Buon Pastore, Gesù resta e resterà sempre».
La tenerezza di un paese che nel nome del re barbaricino Ospitone è ospitante – ha detto nel suo breve saluto finale il parroco di Ollolai don Filippo Fancello – è stata ricambiata dal vescovo che ha vissuto una settimana intensa di appuntamenti ma soprattutto ha cercato il contatto personale con la gente salutato alla fine con qualche lacrimuccia soprattutto dai bambini «cui ogni mattina ho rubato un bacio dopo la preghiera di inizio giornata».
Nella messa conclusiva, concelebrata con don Filippo e con il canonico Francesco Mario Mariani, il vescovo si è rifatto soprattutto al brano del Vangelo della terza domenica di Pasqua con Gesù che appare per la terza volta ai discepoli scoraggiati dalla notte di pesca infruttuosa nel lago di Tiberiade. «Pietro – ha ricordato monsignor Marcìa – dice “io vado a pescare”, cioè come facciamo spesso noi, scoraggiato vuole tornare alla sua vita di sempre. La visita pastorale è finita, ciascuno di voi dice “il vescovo se n’è andato, la settimana l’abbiamo vissuta, continua nel suo peregrinare e noi ritorniamo al nostro quotidiano”. In questo rientro ci può essere un senso di frustrazione: Pietro dopo tre anni vissuti col Maestro, dopo che lo ha tradito tre volte il Venerdì Santo, è quasi deluso, come gli altri sei che vanno in barca con lui. Però senza di Dio non hanno pescato nulla quella notte. Quindi dovete tornare al vostro lavoro ma non tornateci soli perché all’alba Gesù si fa trovare da loro con tutta la sua tenerezza chiamandoli figlioli. Quella tenerezza che noi viviamo e sperimentiamo oggi: dopo questa settimana, torniamo tutti al nostro lavoro ma ricordiamoci che di notte da soli, senza Gesù, non combineremo nulla e che Lui, come a Pietro, ci chiede: Mi ami?».
Sempre prendendo spunto dal Vangelo il vescovo si è richiamato quindi all’esempio di Giovanni: «Cari fratelli, come il “discepolo che Lui amava”, l’unico a riconoscere Gesù, anche noi per riconoscerlo nel nostro quotidiano, nelle nostre salite e discese, dobbiamo vivere nel Suo amore: questa è la nostra fede, la condizione che dobbiamo avere. Ho trovato nelle vostre case diversi anziani, i malati che hanno l’atteggiamento di abbandono in Dio padre. Bello, potenziatelo, ma non aspettiamo di ammalarci per rafforzare o scoprire questo amore perché Gesù – dice il Vangelo di oggi – prepara da mangiare, ci dà da mangiare ma noi dobbiamo mettere qualcosa da parte nostra, con il nostro lavoro in campagna o in ufficio. Dobbiamo fare quel che possiamo e lo dico soprattutto ai giovani: non devo pretendere a una Cinquecento che cammini quanto una Ferrari, ma il Signore agli anziani chiede quanto possono dare come anziani e a un giovane, a chi ha più possibilità, pretende il giusto: Lui è vivo, abita in mezzo, non guarda i nostri meriti ma il nostro amore, cucina il pesce ma chiede agli apostoli di portare i 153 pesci pescati dopo aver rimesso in acqua le reti, all’alba, dietro Suo invito. Ecco, non aspettate che vi dia tutto, non attendiamo rigirandoci i pollici».
Nelle parole di monsignor Mosè Marcìa non sono mancati riferimenti precisi al bene Comune. Già all’arrivo a Ollolai il sindaco Efisio Arbau aveva chiesto al vescovo «parole di coraggio conforto, e speranza perché abbiamo bisogno di fare comunità per continuare ad abitare in armonia nel nostro paese». Incoraggiamento che a Ollolai non è mancato, con gli amministratori comunali presenti in tutti i momenti della visita pastorale. Anche in Municipio, durante una seduta ufficiale del Consiglio, il vescovo salutato anche dai dipendenti, ha rilanciato il suo invito a «continuare a sognare perché solo con i sogni si può andare avanti». Invito diventato esortazione dopo i primi giorni quando monsignor Marcìa ha toccato con mano «l’irreale silenzio delle strade dove si affacciano case disabitate». Contro lo spopolamento serve un impegno unitario e il Comune, per quanto è nelle sue possibilità, sta facendo la sua parte recuperando e mettendo a disposizione per un euro le case vuote, mettendo a disposizione un bonus di mille euro per i nuovi nati, incoraggiando la microimprenditoria in quell’ottica indicata dallo stesso vescovo di Nuoro di «inventarsi un lavoro, studiando strade nuove per sfruttare le risorse locali».
Alla fine della messa di saluto, prima della benedizione, monsignor Mosè Marcìa, interpretando sotto forma di metafora l’immagine di due banchi stranamente vuoti dietro gli amministratori in prima fila, è tornato su un concetto già espresso nell’omelia: «Come comunità ecclesiale, di fede, accompagnandoci con Gesù, dobbiamo dare una mano alla comunità civica e, quindi, formare una sola comunità».
In questo senso, pensando anche ai recenti attentati come l’ultima intimidazione contro il primo cittadino di Orotelli, ha chiesto di non «lasciare soli» il sindaco e i suoi collaboratori. «Fatevi avanti – ha detto il vescovo – perché, al di là delle metafore vorrei sottolineare l’importanza di essere comunità vera, unita. Vi lascio con Gesù, l’unico vero pastore: certo che ritornerò qui a Ollolai, certo che ho gradito il vostro saluto, certo che ho trovato del bene, certo che c’è della fede che dobbiamo potenziare giorno per giorno. Però la prossima volta non vorrei vedere quei posti vuoti dietro agli amministratori». (m.t.)

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