Chiusura della Visita pastorale a Olzai

«Sognate insieme ai vostri ragazzi»

 

La vista di case abbandonate, lo spopolamento, lo scoraggiamento di alcuni, eppure «c’è ancora vita, nulla ci deve scoraggiare». La riflessione del Vescovo al termine della settimana di Visita pastorale a Olzai è tutta giocata sulla speranza, «abbiamo celebrato insieme undici prime comunioni, abbiamo un piccolo numero di giovani, ripartiamo da lì, investite sui giovani» dice alla comunità riunita per la Messa conclusiva nella bellissima chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista.
L’omelia parte come di consueto dalle letture del giorno, la coincidenza vuole che in questo sabato si legga lo stesso passo degli Atti degli Apostoli che la liturgia prevedeva anche nella precedente domenica, giorno di apertura della Visita. «Paolo e Barnaba vanno ad Antiochia a predicare, a parlare del Cristo, ad annunciarlo. Risultato: i giudei sono gelosi perché i pagani sono più numerosi di loro per questo gli apostoli sono costretti ad andarsene. Ma proprio questo fatto – commenta il vescovo – ha provocato la diffusione del Vangelo, una difficoltà nella prima comunità ha creato l’evangelizzazione. Da una difficoltà il bene». Così i martiri sono definiti il seme dei cristiani, infatti nella storia «più c’è stata persecuzione e più i cristiani si sono fortificati e si sono disseminati».
Partendo da questo brano degli Atti «alla chiusura della Visita mi piacerebbe dire una cosa – ha affermato: non scoraggiatevi, nulla vi tolga la gioia della speranza. Per prima cosa abbiate speranza! I ragazzi che hanno fatto la prima comunione domenica scorsa sono capaci di sognare, quando una persona non sogna più è vecchia. Per favore, sognate! Perché il sognare ci porta alla volontà di migliorare, di realizzare, di andare avanti».
Poi la riflessione nata da un episodio vissuto il giorno prima: «Ho fatto un giretto da solo e non ho trovato nessuno – ha raccontato –, finalmente arrivato all’argine ho incontrato un giovane che fumava, mi sono fermato a parlare con lui e l’ho trovato un po’ demotivato. Dopo che abbiamo parlato un po’ si è incoraggiato e si è confidato, ne ha avuto la capacità, ha ritrovato la voglia di sognare. Questa è la necessità, occorre avere questa speranza».
Il giorno precedente la chiusura ha visto anche la celebrazione di un funerale, «c’è anche la morte, è normale. Fa parte della nostra vita. La morte non ci deve scoraggiare, è la nostra morte che ci scoraggia».
Poi ancora uno sguardo al paese, negli occhi anche le case chiuse: «Siete ottocento persone, quattrocento famiglie – ha detto –, è una comunità anziana ma non ci deve scoraggiare, nulla vi tolga la gioia della speranza, neppure l’età, nulla. Undici bambini hanno fatto la prima comunione, partiamo da lì, non abbandonate i ragazzi, se dovete investire investite sui ragazzi e sui giovani. In comunità avete 60 giovani, investite su di loro, abbiate questa capacità di sognare con loro, non arrendetevi. Se segnate, se non vi arrendete se investite sui giovani sarete capaci di essere anche più uniti». In una piccola comunità – ha proseguito – «il fatto che ci sia la disunione si nota ma se avete coraggio e la voglia di sognare, di sperare riuscirete ad andare avanti. Anche i dissapori possono essere motivo di unità, dipende da voi».
Durante la settimana, ha detto ancora, «ho visto lo sforzo che fate per vivere la fede e questo è positivo, dovete continuare a farlo in una comunità come la vostra che certo ha tanti problemi ma non dimentichiamo che Cristo è vivo in mezzo a noi. Se vi viene la tentazione di essere come Tommaso ritornate a Lui».
Un altro suggerimento: «Dio – ha spiegato – ci offre la luce e la forza per andare avanti ma camminate insieme, questo è anche un obiettivo del Progetto pastorale diocesano. Quando si cammina insieme c’è chi rallenta, chi si attarda, chi corre, non importa, pazientiamo ma camminiamo insieme non guardando la fatica del camminare ma, come dice sant’Agostino, camminiamo insieme cantando». La fatica del camminare è allora «alleggerita dalla gioia dello stare insieme, del sognare insieme. La fatica della fede la portiamo tutti, ne abbiamo riflettuto in questa settimana, ma le cose belle costano. La vita cristiana è bella, proprio perché costa e per questo abbiamo bisogno di Lui in mezzo a noi».
Il motto della Visita pastorale ritorna ancora, come un ritornello nell’omelia del Vescovo, «e quando arriva la tentazione – ha ribadito – ecco che c’è la Chiesa, testimone del Cristo vivo. Torniamo così alla fonte», al Vangelo in cui i discepoli chiedono “Mostraci il Padre”. Ma “non avete ancora capito?” risponde Gesù. Il Vescovo cita anche un altro brano del Vangelo, quello della tempesta sedata: “Non ti interessa che andiamo a fondo?”, chiedono i discepoli. «Lui si sveglia, ha ripreso il Vescovo, ed è come se dica “Se sono io con voi dove pensate di affondare?”. Nella nostra fatica di comunità cristiana Lui è con noi, questa certezza ci dà la speranza. E anche quando c’è la tempesta, il turbinio massimo svegliamo Lui, ci sentiremo rimproverare ma sentiremo questa certezza». L’ultimo invito è quello di alimentare una fede che la comunità già possiede. Il pensiero è anche alla giornata vissuta in fraternità e condivisione a S’Anzelu, «la bellezza del voler e del riuscire a stare insieme». In conclusione, «chiediamo al Signore il dono della carità che è l’essenziale perché una comunità possa vivere e diciamo grazie. Se qualche volta in un modo o nell’altro ci tira le orecchie, in altri momenti ci incoraggia davvero, io sono con voi», ripete.
Il parroco don Nicola si commuove, «come i discepoli duemila anni fa quando sapevano che il Signore li avrebbe lasciati dicevano “Resta con noi” ora che ritorniamo alla vita quotidiana, alle cose che ci appesantiscono. Ci siamo sentiti guardati con sincerità – ha detto –, con amore, come un padre e una madre in mezzo a noi. È più difficile camminare da soli ma il suo intento era anche questo, lasciarci camminare con le nostre gambe. Noi – ha concluso – non dimenticheremo facilmente questa settimana». (fra. co.)

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