Contro la dittatura del pensiero unico, conferenza di Gianfranco Amato a Nuoro

Grande partecipazione all’incontro del 25 giugno scorso su famiglia e ideologia gender. L’intervento principale è stato quello dell’avvocato Gianfranco Amato, presidente dell’associazione giuristi per la vita, di cui è possibile ascoltare l’audio o guardare le riprese video. Nei prossimi numeri del settimanale diocesano la cronaca del convegno, un approfondimento sulla questione gender e una intervista all’avvocato Amato.

Di fronte ai fatti, ampiamente documentati, non si può rimanere indifferenti. Davanti al dilagare della ideologia gender non è più possibile nascondersi, occorre reagire, occorre resistere. Non è usuale assistere a una conferenza come quella dello scorso 25 giugno all’auditorium del Museo Etnografico di Nuoro, nella quale l’uditorio per quasi due ore ascolta nel più assoluto silenzio e partecipa con attenzione mista ad una certa angoscia. Si, perché le parole dell’avvocato Gianfranco Amato su gender e famiglia aprono a un mondo rovesciato, in cui la normalità diventa eccezione e il buon senso è considerato oscurantismo retrogrado. Amato, presidente dell’associazione Giuristi per la vita e tra i promotori della recente manifestazione di Roma in difesa della famiglia, non ha esitato a definire quello che accade come «dittatura del pensiero unico» e, partendo dal decreto Scalfarotto sull’omofobia in discussione in parlamento, passando dalla sentenza di Messina sul cambiamento di sesso – ordinato dal giudice senza che vi sia necessità di un intervento chirurgico – e dai sempre più numerosi esempi di indottrinamento nelle scuole italiane, ha richiamato tutti a prestare attenzione per difendere in particolare i più piccoli, i bambini, quelli che sono più esposti e più indifesi di fronte alla nuova colonizzazione ideologica.
Se pare esagerato parlare di dittatura basti solo un esempio, quello che riguarda il reato di omofobia così coma va delineandosi. La legge in discussione non lo definisce chiaramente, ciò significa che chiunque (la eventuale vittima e il magistrato di turno) possa dare ad esso il contenuto che vuole come avveniva nella Russia comunista con il reato di attività antisovietica: «quello che conta è la percezione – ha affermato Amato –, un reato indeterminato e generico da usare per colpire gli oppositori».
Numerosi e dolorosi sono gli esempi di accanimento mediatico contro chi non si allinea, è accaduto all’avvocato stesso, ma anche a insegnanti e genitori.
Quello che è si è verificato specialmente in quest’anno nelle scuole italiane dimostra, se ancora ce ne fosse bisogno, che l’ideologia gender – di cui qualcuno nega l’esistenza – è viva e presente ed entra nelle letture e nei programmi rivolti a bambini e ragazzi ancora una volta con il cavallo di troia del contrasto all’omofobia. Dalle filastrocche e dai giochi pensate per i bambini, alle letture al limite dell’osceno riservate ai liceali, si calpesta un diritto fondamentale – ha sottolineato Amato –, riconosciuto dall’articolo 26 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo: il diritto di priorità dei genitori nella scelta dell’educazione da impartire ai propri figli. Richiamare l’origine di quell’articolo fa venire i brividi: non c’era stato bisogno di reclamare quel diritto fino a quando la Germania nazista non lo calpestò con il suo ministero per l’istruzione e la propaganda. «L’istruzione pubblica in mano al potere può essere letale – ha ribadito Amato – anche oggi è forte la tentazione di estromettere le famiglie dall’educazione dei figli». Ai genitori il compito di vigilare, a tutti l’invito a combattere, «perché a volte – ha affermato l’avvocato – si può anche vincere».
L’incontro si è concluso con l’intervento del Vescovo e con gli interventi dal pubblico. Un forte richiamo è giunto ai sacerdoti, perché non lascino soli i fedeli e le famiglie e promuovano una adeguata conoscenza di questi fenomeni. (fra. co.)

 

 

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