Galtellì (6-12 novembre 2016)

Galtellì aspetta sulla soglia della Porta Santa

 

di Matteo Marteddu

Appena lasciata la piana di Santu Martine, verso Sedda ‘e Jaca e Settile, si aprono i paesaggi del Cedrino. Monsignor Marcia, nel cammino della sua visita pastorale, avvertirà l’eco del sibilo al vento delle canne sul fiume. E Galte, ancora, onora Grazia. Riaprendo il suo romanzo di pietra e le lettere graffianti, incise col fuco. Lo dice il sindaco Givanni Santo Porcu: «Il libro di pietra, qui sulla collina, dove la scrittrice si raccoglieva per scrivere “Canne al vento”. Davanti alla basilica in rovina . Il Cedrino a fendere la piana. Noi abbiamo messo il timbro di fabbrica su qualcosa che mancava». Tutto questo, qualche giorno fa, a Galtellì. Ritroviamo il filo delle storie, seguendo Efix. «Ritorna dalla campagna e lo scenario è immutato. Monti, paesetti bianchi col campanile in mezzo, come il pistillo nel fiore, ruderi del castello , cespugli di euforbia, basilica in rovina. Cortili, recinti, melograni e palmizi. Il portone delle Dame Pintor, attiguo a quello del cimitero. Due ingressi in parallelo per sottolineare che erano quasi uguali» (sintesi da: Ugo Collu, saggio introduttivo a “Canne al Vento”. 2007).
Anatomia impietosa del declino, tra fantasmi di baroni morenti, ruderi delle ultime scosse feudali e la vita del fiume mai domo. Il paese Deleddiano, Borgo autentico d’Italia, 2400 abitanti, oggi cambia pelle. Dalle vetrate della sua stanza, in perfetto ordine, da sottufficiale di aeronautica, il sindaco spazia su quella piana, non più minaccia, ma grande risorsa. «Spingiamo sulla crescita. Galtellì non cenerentola, rispetto ai centri maggiori , Orosei o Irgoli. Nel turismo la nostra prospettiva. Circuiti e parchi letterari. Circa cento posti letto, seconde case, servizi. La cultura ci salva. La qualità dell’edilizia, del centro storico, delle chiese. Possiamo diventare “unici” in quest’area. Non siamo interessati alla competitività con Orosei». E così si respira di antico in Santu Pretu, sa Prazzitta, Mesagustu, Su Rieddu. Reticoli di grumi di case e di storie., su selciati e lastre di basalto scuro. Accarezzati e coccolati con innovativa sapienza di architetture. Si iniziano a snocciolare numeri di turisti e visitatori. E le ambizioni sono alte nel cuore e nella mente degli ultimi sindaci, con consapevole continuità amministrativa. E sotto le falesie del Tuttavista si tiene viva la forza delle proprie radici. Quando il Vescovo, qui, era di casa. Nel senso che la Diocesi di Galtelli, per alcuni secoli, era il centro della spiritualità e dell’organizzazione socio-politica di larga parte dell’oriente di Sardegna. Ha saputo condurre con intelligente maestria, il vescovo Bernardo, quel passaggio stretto della storia verso la dominazione Pisana. Il giuramento, certificato dalle cronache scritte, di fedeltà all’arcivescovo di Pisa Baldovino, ha segnato, si, sottomissione, ma probabilmente periodi di pace e sviluppo. E in ogni caso Bernardo ,vescovo di Galtelli, risulta essere tra i consiglieri più ascoltati del Metropolita di Pisa. Galte al centro degli interessi della Chiesa in pieno medioevo. Così apparve il Giuramento, pronunciato nella grandiosa Cattedrale, inaugurata anni prima dal Papa Gelasio II. Rafforzare il messaggio religioso e “politico” con Roma, agli inizi del 1200. Obiettivo esplicito, perseguito dal vescovo Magister, qui, con il finanziamento e la realizzazione degli straordinari affreschi nella cattedrale di san Pietro. Anello di congiunzione tra l’egemonia pisana, la santa Sede e le contrade povere di Sardegna.
Ma il paese sul Cedrino ha l’accoglienza nel suo patrimonio genetico. Non abbandonò al proprio destino gli abitanti del villaggio di Muro, quattro chilometri oltre il fiume, sul “Gollei ‘e Muru”, devastato dalle pestilenze. Li accolse dentro le sue mura e consentì nuova vita. Non abbandonò gli abitanti di “Torpè di Galtellì”, villaggio di media grandezza, con possedimenti fino all’altipiano di Santu Martine. Si è spento lentamente a fine ‘600 e gli 11 nuclei familiari rimanenti trovarono ospitalità, ad inizio ‘700, nel borgo di Galte. Anche qui le pestilenze. Non può aver credito l’avvelenamento con l’euforbia dell’unico pozzo, da cui attingeva acqua la comunità. Contrasterebbe con l’essere solidali, tra popoli spesso in guerra col grande fiume. «Per noi – dice Paolo Masala, ex- operaio di Ottana e impegnato nell’associazionismo locale – Cedrino croce e delizia. Come il limo nella valle del Nilo. ( Si parva licet…). Fonte di sostegno economico. Da sempre. Canne per intreccio di cestini, inerti per l’edilizia, fertilizzante per i nostri campi. Con produzioni doppie all’anno. In periodi straordinari di siccità, carri di angurie e meloni risalivano per Nuoro. La nostra salvezza». Convivere con l’alluvione. Tre, devastanti, dal 2004. Famiglie coinvolte, terre distrutte. Procedimenti amministrativi lunghi per i risarcimenti. «Non ci fa paura il Cedrino, dice il sindaco. Responsabile il Sologo. Viene giù dai contrafforti di Nuoro, senza argini. È il Sologo che aggredisce il Cedrino. Tema irrisolto e tutto da affrontare». Gli abitanti della piana cercano protezione e sostegno nel loro profondo senso religioso. Confraternite, comitati, Sozios, Santa Maria ‘e Turre, chiese campestri. Soprattutto “Su Santu Cristos”, come quel volto, incorniciato dai capelli scuri, con affetto, viene chiamato. Da quel giorno di mareggiata che depositò la cassa sulle spiagge di Orosei. I buoi che lo trasportavano verso Sarule, non si schiodarono da Galtellì. Qui rimase. È leggenda, ma anche pathos e comune sentire. Sarule, in amichevole e religioso gemellaggio, si inginocchia, ogni anno, di fronte al Cristo. Che si stringe all’altra sua Croce, lassù sul Tuttavista. Protegge e vigila sugli uomini del mare e della valli della Baronia. Su quelli che con fatica la raggiungono, aggrappandosi agli impervi tornanti di Taraculi, Mandr’e Caddos, Palumbrosa. Gettando lo sguardo lontano dalla finestra de Sa Preta Istampata.
Aspettando monsignor Marcìa e in attesa di pregare e riflettere come comunità insieme al vescovo, Galtellì e i fedeli della parrocchia guidata da don Ruggero Bettarelli dentro e oltre la sua straordinaria storia intanto accolgono i fedeli che arrivano per pregare e attraversare la Porta Santa, una delle quattro della Diocesi, benedetta lo scorso 20 dicembre in apertura del Giubileo della Misericordia proprio nella chiesa del Santissimo Crocifisso.

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Il programma
  • 6 novembre
    Ore 10.30: Inizio della Visita Pastorale con la Santa Messa e il conferimento del sacramento della Confermazione
    Ore 15.00: Visita al cimitero, ora di preghiera per i sacerdoti e fedeli defunti
    Ore 17.00: Santa Messa presso la chiesa dell’Assunta
    Ore 18.00: Spettacolo di benvenuto a cura dei bambini di terza e quarta elementare
  • 7 novembre
    Ore 8.00: Lodi
    Ore 9.00 – 12.30: Visite ai malati e anziani
    Ore 16.00: Incontro con i giovani del Centro Don G. Fronteddu
    Ore 17.30: Santa Messa
    Ore 18.30: Incontro con il Consiglio pastorale, Catechisti e R.n.S
    Ore 19.30: Incontro con le coppie di fatto e civili
  • 8 novembre
    Ore 8.00: Lodi
    Ore 9.00 – 12.30: Visite ai malati e anziani
    Ore 15.00: Adorazione Eucaristica e Sacramento della riconciliazione
    Ore 17.30: Santa Messa
    Ore 18.30: Incontro con l’Amministrazione comunale
  • 9 novembre
    Ore 8.00: Lodi
    Ore 9.00: Visita alle scuole Elementari e Medie
    Ore 18.30: Incontro con le Associazioni e il Volontariato
  • 10 novembre
    Il vescovo e il clero sono impegnati presso il Centro di spiritualità “Beata A. Mesina” a Galanoli per il ritiro mensile dei presbiteri
  • 11 novembre
    Ore 8.00: Lodi
    Ore 9.00 – 12.30: Visite ai malati e anziani
    Ore 12.30: Udienze private
    Ore 17.30: Santa Messa
    Ore 18.00: Incontro con le Confraternite di Santa Croce e de Sas Animas
  • 12 novembre
    Ore 8.00: Lodi
    Ore 9.00 – 10.30: Visite ai malati e anziani
    Ore 11.00: Santa Messa e conclusione della Visita Pastorale
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