Vita consacrata, segno d’amore

«Grazie perché ci siete, perché siete segno dell’amore di Dio per l’umanità e monito continuo alle scelte radicali». Il grazie pronunciato dal Vescovo è il grazie che la Chiesa intera rivolge ai consacrati e consacrate nella Festa della Presentazione di Gesù al Tempio in cui si celebra la giornata della Vita consacrata.
La celebrazione è sobria ma solenne, la processione d’ingresso è aperta da una rappresentanza delle religiose e delle consacrate degli istituti secolari, dell’Ordo Virginum, dei religiosi e dai sacerdoti concelebranti. All’ingresso della Cattedrale si svolge la liturgia della Luce, si benedicono i ceri e si ricordano le parole del vecchio Simeone, “Nunc dimittis”, prima del canto del Gloria.
Nella sua omelia il Vescovo Mosè prende dalla liturgia quattro parole per spiegare altrettanti concetti.
La prima parola è presentazione, la presentazione di Gesù al Tempio è l’offerta che di Lui fanno Giuseppe e Maria. Ma presentazione – spiega il Vescovo – è anche «l’offerta di sé nell’Incarnazione portata a compimento sulla croce. Anche noi – dice rivolgendosi ai consacrati – ci ripresentiamo oggi con tutti il cuore: per Gesù l’oblazione totale culmina sulla croce, e per noi?» – domanda. La risposta deve essere questa: «Ci ripresentiamo con il nostro sì, con la carità, la povertà, il distacco dall’io, con amore umile e disponibile che è il contrario dell’autonomia e dell’autosufficienza». Tutti sono invitati a esprimere il sì della propria offerta, «ti ripeto il mio sì – afferma il Vescovo per primo – e la mia dedizione alla Chiesa».
La seconda parola è rinnovazione, come la rinnovazione dei voti durante la celebrazione. Non è una semplice ripetizione ma un interiore rinnovamento – precisa il Vescovo – per corrispondere allo Spirito.
La terza parola è purificazione, la richiama Malachia nella prima lettura. Il Signore – dice il profeta – è come il fuoco del fonditore e come la lisciva dei lavandai: «Il Signore brucia in me il peccato, l’egoismo, la mediocrità che non mi permettono di amare. Con te – prosegue il Vescovo Mosè – nella nostra debolezza siamo come giganti. Siamo tuoi, sono tutto tuo, solo tuo».
L’ultima parola è contraddizione, la suggerisce Simeone parlando di Gesù a Maria, nel Tempio: «Egli è qui – le dice – per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati i segreti di molti cuori». Ecco allora l’invito a prendere posizione: «Devo schierarmi – dice ancora il Vescovo – o con Lui, passando attraverso la croce e il sepolcro, o contro di lui, rimanendo un’inutile spettatore».
La conclusione, dopo le parole di ringraziamento rivolte a tutti per il fatto di esserci e di testimoniare la radicalità delle proprie scelte, è un’invocazione alla Vergine affinché sia «nostra guida e forza: fa che – la prega il Vescovo – portiamo la luce che il tuo Figlio ha voluto accendere nei nostro cuori».
Dopo la professione di Fede e il rinnovo della consacrazione c’è il tempo per il ricordo dei tre monasteri di clausura della diocesi, «la loro presenza – dice il Vescovo – è simile all’incenso sparso nell’aria, non si vede ma se ne percepisce il profumo».
Termina la celebrazione ma si è appena aperto un anno che la Chiesa ha voluto dedicato interamente alla vita consacrata, sia – come ha auspicato il pastore della diocesi nuorese – un’occasione di riflessione su questo dono che lo Spirito fa alla Chiesa, il dono di donne e uomini che al Signore e ai fratelli fanno di se stessi.

f. c.

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