Don Giovanni Cossu è sacerdote

«Sii vivo, pronto, fiducioso nel donarti al popolo di Dio»

Orgosolo composta, austera e fiera come le sue donne racchiuse nell’abito tradizionale, saluta l’ordinazione sacerdotale di don Giovanni Cossu. Momenti come questi, afferma il Vescovo, «sono grandi, insondabili, sempre nuovi e grandemente preziosi e belli, anche perché purtroppo poco frequenti!» eppure la Chiesa nuorese ha la grazia di poterne vivere tre a distanza di pochi giorni, oggi Giovanni, prima di lui Emanuele Martini a Siniscola, tra una sttimana Roberto Biancu a La Caletta: «Sono tre giovani – ricorda il Vescovo – che, con la loro risposta a Dio, che li ha chiamati, ci ricordano che Dio ama sempre la Sua Chiesa, non l’abbandona, e per la Sua Chiesa chiama ancora giovani a seguirlo nella totalità».
Otto settembre, festa della Natività di Maria, data doppiamente simbolica anche per monsignor Marcìa che undici anni prima riceveva in questo giorno la consacrazione episcopale e che oggi con l’imposizione delle sue «povere mani» trasmette «il potere di consacrare il pane e il vino, di annunciare il Vangelo di Gesù, di mettere in comunione con Lui, di perdonare i peccati, a un fratello più giovane, più piccolo di me, contento, entusiasta, ma insieme trepidante e ricco di mistero come è ogni persona!». Questo – confida – «è, per me vescovo, un momento di autentica paternità, dove ti senti strumento, cana- le, cuore, parola, mano di Dio nell’accogliere, nel consacrare, nel mandare, nel consegnare alla Chiesa di Nuoro, Giovanni come ministro, sacerdote di Dio, per il Suo popolo».
Sono presenti alla celebrazione anche monsignor Sebastiano Sanguinetti, già parroco della comunità di San Pietro Apostolo a Orgosolo, e monsignor Pietro Meloni, Vescovo Emerito che ha accolto Giovanni in Seminario. A monsignor Roberto De Odorico, rettore del Collegio Lateranense a Roma è toccato invece chiedere, a nome della Chiesa, nel momento della “presentazione ed elezione” l’ordinazione di Giovanni, attestandone che ne sia “degno”, «pronto, puntuale » – ha sottolineato monsignor De Odorico.
Tre sono gli aspetti del sacerdozio che monsignor Marcìa ha voluto sottolineare nella sua omelia, li ha posti come un esame di coscienza personale e come domanda a Giovanni, Emanuele e Roberto, ancora una volta tutti e tre seduti di fronte a lui come già accaduto a Siniscola. «Chi sono io sacerdote?» dunque: « Il sacerdozio del nuovo testamento non ci colloca in una condizione di merito, di vantaggio, di primogenitura rispetto agli altri – spiega –, ma di ministero, di servizio, di essere dipendenti per il bene di coloro cui dipendiamo; non è un onore a cui aspirare ma un privilegio a cui sottomettersi “per la vita del mondo”».
Nel passaggio centrale monsignor Marcìa sottolinea con forza l’aspetto del servizio agli altri, fatica quotidiana che è «la fatica della croce» e prosegue presentando il sacerdote come pastore del gregge che segue, nel servizio, l’esempio di Gesù: «Il servizio del sacerdote deve rendere possibile a tutti una familiarità con Gesù, familiarità necessaria per essere popolo di Dio. Se – ammonisce il Vescovo – anziché facilitare la familiarità con Gesù la nostra azione crea familiarità tra i fedeli e noi o con noi sacerdoti, non creiamo il popolo di Dio ma il nostro popolo». Prima viene il popolo di Dio, poi il sacerdote, «Siamo preti per loro, non per noi!» esclama e spiega: «Un vaso sacro è consacrato a Dio, lo usa l’uomo ma solo per Dio, altrimenti è un vaso profano! Noi siamo consacrati a Dio, ci usano gli uomini, ma per Dio, per il Cristo, se non ci lasciamo usare per Lui, ma giochiamo per noi ci siamo “profanati”! ». Parafrasando poi l’ammonimento di San Vincenzo a Suor Giovanna prosegue: «Giovanni, Emanuele e Roberto, vi accorgerete ben presto che i fedeli sono i nostri padroni! Dei padroni terribilmente suscettibili ed esigenti, lo vedrete! Allora più essi saranno moralmente brutti e sudici, più saranno spiritualmente ingiusti e rozzi, più noi dobbiamo amarli».
Come nella vita può capitare di vivere il passato o proiettarsi verso il futuro perdendo il presente, così può capitare ai sacerdoti – dice il Vescovo – di pensare e sognare grandi impegni lontani nello spazio e nel tempo perdendo il presente nel quale si è inseriti. «Dobbiamo prestare attenzione che la preoccupazione pastorale, quella autentica, del sacerdote per la salvezza del mondo comincia con l’attenzione per chi ci è vicino. Si arriva al servizio della Chiesa universale, praticando la cura alla Chiesa particolare. Si ama la “famiglia”, amando la propria famiglia! Si è membri del presbiterio dedicandoci con speciale impegno di carità verso la propria comunità presbiterale ». Non si ama il presbiterio di cui si è parte vitale – dice a Giovanni e ai sacerdoti presenti – «disinteressandocene o dall’esterno, giudicandolo e isolandoci, quasi fossimo corpi separati».
In conclusione il dono di questa consacrazione «è una grazia che abbonda su tutti», con i sacerdoti presenti e con tutto questo santo popolo di Dio – dice il Vescovo – ti ringraziamo per il tuo “Sì” e vorremmo che questi momenti si moltiplicassero per la nostra Chiesa che è a Nuoro. Chissà che stasera il Signore non tocchi il cuore di qualche giovane, perché percepisca la bellezza di seguirlo come hai fatto tu. Nella preghiera glielo chiediamo e ci fidiamo di Dio».
Il Vescovo augura infine a Giovanni di essere sempre «vivo, pronto, fiducioso nella appartenenza al Cristo e nel donarsi al Suo popolo giorno per giorno», con accanto Maria, San Pietro e la Beata Antonia Mesina. (fra. co.)

Nell’allegato in basso il testo completo dell’omelia del Vescovo:

La prossime date:

  • Roberto Biancu verrà ordinato sabato 16 settembre alle ore 17.30 a La Caletta e celebrerà la prima Messa nella parrocchia di Nostra Signora di Fatima domenica 17 settembre alle ore 17.

 

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