La chiusura della Visita a Orune

«Il cambiamento è già iniziato guardate i germogli nuovi»

 

La speranza che arriva dai piccoli e la certezza della Pentecoste: la presenza vivificante dello Spirito oltre le difficoltà e le divisioni. A conclusione della Visita pastorale il Vescovo ha invitato la comunità di Orune a guardare al bene e al bello, a cominciare dai bambini incontrati nella visita alle scuole in un silenzio interiore frutto di attenzione e dialogo, «sono ragazzi in gamba, non sciupateli» ha detto, ricorrendo poi all’immagine dei germogli che crescono. Monsignor Marcìa ha tratto i temi di riflessione dell’omelia dalle letture scelte tra quelle della solennità di Pentecoste. La prima, il brano della Genesi sulla torre di Babele e la confusione delle lingue: «Che nel mondo ci siano disordini non c’è bisogno di mettersi gli occhiali per vederlo – ha detto il Vescovo. Non ci deve scandalizzare il fatto che ci siano divisioni, ci sono anche nelle famiglie e danno fastidio, fanno male, tutto ciò che è divisione crea meno rispetto della dignità della persona». È questa un’esperienza vissuta anche nei colloqui con le persone incontrate ad Orune, nell’incontro con il mondo del lavoro e delle attività nel quale tutti hanno accusato «queste nostre divisioni ». L’autore sacro – ha proseguito il Vescovo – «pone la motivazione delle divisioni nell’incomunicabilità, in questo farci un Dio tutto nostro, nel farci noi dei di noi stessi». In un mondo senza Dio «l’uomo si disfa, non entra più in contatto, diventa isolato. Che cosa fare perché questo non possa avvenire? Parlare la stessa lingua, avere unità d’intenti, avere un unico Dio».
Il secondo concetto è preso dalla Lettera ai Romani «che presenta una situazione di forte desiderio quasi impazienza di raggiungere qualcosa. Girando per le vostre strade e dialogando con voi – ha confidato monsignor Mosè – appare talvolta questa sfiducia, questa impazienza di vedere, di trovare il Signore. Forse – ha affermato – dovremo avere più speranza, che è certezza che Dio è tra noi nonostante le nostre divisioni, le nostre tensioni, il cristiano crede che il cambiamento è già iniziato, questa dev’essere la nostra certezza: Cristo risorto ha vinto la morfatto te, ha vinto l’errore, ha vinto il mio peccato, la mia morte».
Poi l’invito a guardare le cose belle che ci sono e non solo quelle che mancano con la certezza della Pentecoste, il dono dello Spirito effuso anche su alcuni giovani cresimati: «Se c’è vita nuova c’è linfa, se c’è linfa nella vita spirituale c’è Cristo ed è Cristo lo Spirito che è la linfa di Dio. Ecco la celebrazione di oggi, dove invochiamo lo Spirito perché potenzi questa vita presente, che stenta ma che va avanti». Ai cresimati l’esortazione a portare avanti la certezza che la vita nuova è già iniziata, ai padrini e madrine la richiesta di dare una mano ai ragazzi, «date una mano o se volete date occhiali nuovi, e se volete dare un colore date un colore di speranza, aiutateli a leggere la certezza di un mutamento, una vita nuova che già è iniziata, che già cammina, questo per la vita della società, della comunità, della vita ecclesiale. Rifletta ciascuno – ha concluso invitando alla riflessione personale – per poter culminare nella vostra preghiera con il messaggio del Vangelo “Chi ha sete venga”, dice il Signore, “chi ha voglia venga, chi vuol camminare venga, io ci sono”».
Nel saluto finale, il parroco don Michele Muledda ha ringraziato «di cuore il Vescovo che è stato con noi umile, si è guidare» riuscendo a toccare la stragrande maggioranza di malati, «una visita gradita, un aspetto che mi è piaciuto – ha sottolineato il parroco – è che prima di arrivare trovavamo o le persone fuori o la porta aperta, segno che era una visita gradita, che accogliendo il Vescovo riuscivano a vedere la presenza del Signore». Sono stati giorni «intensi, carichi, belli e importanti, forse non ne abbiamo approfittato abbastanza ma speriamo che anche questo sia come il lievito che aiuti a fermentare di bene la nostra comunità. Così sia anche per Orune – ha detto ancora don Michele – questo passaggio del Vescovo segni una svolta. Guardate – ha detto rivolgendosi ai presenti – che il futuro dipende da come noi risponderemo ai nostri doveri nell’oggi. Orune ha bisogno di unità, di condivisione, collaborazione ». Il ringraziamento infine alle famiglie che hanno ospitato il Vescovo condividendo la mensa, ai comitati de Su Carmine, de Su Cossolu, a quanti hanno partecipato a celebrazioni, incontri, preghiera, «a quanti vedendo passare il Vescovo lo avete fermato, salutato. Il Signore ci doni le grazie di cui abbiamo bisogno per costruire una comunità di fede, che diventi questa grande famiglia di Dio. A medas annos». (fra. co.)

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