Matrimonio cristiano ed esigenze mondane

Pubblichiamo l’editoriale a firma di don Francesco Mariani apparso su L’Ortobene del 13 maggio 2018.

Il documento del direttore della Confederazione piccole medie imprese, Gian Franco Seddone, sulle celebrazioni dei matrimoni negate per le chiesette de La Solitudine e del Monte Ortobene, seppur scritto in forma rispettosa, rischia di diventare un autogoal nella sostanza. Senza dubbio mette in imbarazzo anche i parroci favorevoli a queste celebrazioni. Confimprenditori sostiene che «la presenza di turisti porta economia, fa lavorare i ristoranti, i B& B, gli agriturismi e i bar. Ma non dovrebbe difettare anche… la celebrazione, a richiesta, di potersi sposare in una chiesa appena messa a nuovo nel Monte Ortobene. Quale attrazione migliore per i turisti e quale aumento di commesse per gli operatori del Monte».
Il documento si basa tutto su considerazioni di tipo economico, turistico, commerciale. Criteri che invece sono e dovrebbero essere alieni nel dare il permesso a celebrazioni del sacramento del matrimonio fuori da una chiesa parrocchiale. Le scelte e le valutazioni ecclesiali, pastorali, sono ben diverse.
Il Codice di diritto canonico specifica bene, al canone 1115, dove si possono celebrare le nozze: «I matrimoni siano celebrati nella parrocchia in cui l’una o l’altra parte contraente ha il domicilio o il quasi-domicilio o la dimora protratta per un mese, oppure, se si tratta di girovaghi, nella parrocchia in cui dimorano attualmente; con il permesso del proprio Ordinario o del proprio parroco, il matrimonio può essere celebrato altrove». È prevista insomma l’eccezione ma non certo con una motivazione commerciale o turistica.
Personalmente, ricordo che i festeggiamenti per le nozze da me benedette al Monte Ortobene (o anche altrove) si sono poi tenuti ad Oliena, Dorgali, Posada, San Teodoro, Bitti, Fonni ecc: nessuno a Nuoro. Segno che un tessuto ricettivo cittadino non lo creano un paio di matrimoni officiati nelle nostre amate chiesette.
Il documento di Confimprenditori cade nell’equivoco di paragonare un rito religioso ed ecclesiale ad un evento mondano. Noi parroci sempre speriamo che l’unione, anche solo civile, tra due persone possa essere felice e duratura. Che insomma non sia inversamente proporzionale al costo delle nozze. Sempre raccomandiamo sobrietà nei fiori, nei servizi fotografici, nelle coreografie e in tutto quello di non essenziale. Fattori che ovviamente vengono invece esaltati quando di mezzo ci sono spettacolo e turismo.
Se si vuole contestare la scelta del parroco della Cattedrale e di Nostra Signora del Rosario, occorre porsi su un piano pastorale, ecclesiale, di educazione alla fede e alla sacralità del matrimonio. Avere le coordinate del Progetto pastorale diocesano, partorito dopo infinite consultazioni. Avere idea di come nasce, perdura e funziona una comunità parrocchiale. Siccome non stiamo parlando di dogmi, si può dissentire e financo polemizzare, ma sempre restando sul tema. Altrimenti, come siamo bravi a fare a Nuoro, discutiamo sul contorno ma tralasciamo la sostanza.

© riproduzione riservata

condividi su