Nuoro, San Giuseppe ( 19-25 marzo 2017)

A “Nugoro nobu” si invecchia e i giovani fuggono per cercare lavoro

 

di Matteo Marteddu

Svetta quel campanile, come saetta o vela affilata che squarcia il vento sopra la città. Tra via Trieste e via Trento, storiche da queste parti, sin dagli anni quaranta, a dare idea di quartiere, attorno alla caciara e alla GIL. Chiesa di San Giuseppe, punto focale di Nugoro nobu, ad accompagnare l’eredità della Nuoro che spezza i vincoli storici di Seuna e Santu Predu. Così è stato quando nuove generazioni sono cresciute o sono approdate nel capoluogo. Occorreva andare oltre, saltare la ferrovia, “sa linia”, sino ai gradoni degli orti del canalone sotto punta Dionisi e i tornanti scoscesi verso Predistrada. E “sa linia” da sbarramento è diventata nastro d’accoglienza per il pezzo di città che cresceva. Ponendo le basi per dire che un nuovo capitolo di antropologia e di storia urbana si apriva, tra Su Cunzaeddu, Sa Funtanella, Su Muntonarju, le vigne di Pirari, Mastr’Asole, Mastru Ladu, i palazzi GIL e Devoto. Lo Stato ci metteva del suo. Agglomerato per dipendenti pubblici, in crescita esponenziali nei vari uffici sparsi del capoluogo. Sentivano i ragazzi di Nugoro nobu che quel treno, da piazza Italia, apriva orizzonti lontani. Il carro a buoi al massimo ti portava a Su Cunzau o a Sa Tanca. Il treno andava oltre. «Essere di Nugoro nobu… conoscevamo tutto della ferrovia. Arrivi, partenze, viaggiatori… e le corse nei camminamenti a lato dei binari, rapidi verso Su poiu ’e Locula… L’avremmo intrapreso anche noi quel viaggio, per il servizio militare, dritti alle regioni di frontiera. Destino dei giovani sardi» (Liberamente tratto da Nugornobu di Cosimo Damiano Dessì).
Si respira ancora tra le vie l’ansia del lavoro dentro le botteghe artigiane. Chiudevano quando calava il sole e la vita si ritmava e si consumava dentro quegli spazi. E San Giuseppe non poteva non finire qui. Simbolo silente di chi le mani se le sporca nel lavoro concreto, tra ferraglie e polvere bianca di segatura. Dalla sua stanza, non vede molto, l’attuale parroco don Francesco Mariani, stretto com’è tra i palazzi addossati alle strutture parrocchiali: «Ma le finestre, oltre la porta sono sempre aperte. Devo sentire qui l’aria, i rumori, forse anche lo smog e i fumi che scorrono dal mio quartiere. Tutto è cambiato, è rimasta l’umanità di gente che ha bisogno di offrire qualcosa del suo. È più facile così superare tante difficoltà dell’oggi». Lo capì Monsignor Melas che quella parte di città in fermento e in fuga dai vecchi storici quartieri, aveva bisogno di chiesa. Lo sussurrò all’orecchio di un incredulo giovane don Giovanni Delogu, a Roma, quell’otto dicembre 1962. Inizia l’avventura. Non tutto era facilmente definibile per amalgamare il popolo tra la ferrovia, Monte Gurtei, su Pinu e le prime avvisaglie di Badu ’e Carros. Date e storie scolpite, dal 1963, ambienti provvisori per le iniziative ecclesiali. Si doveva dare un’anima a luoghi ancora privi di infrastrutture civili. Tempi a scandire la crescita: inaugurazione ufficiale della parrocchia il 18 marzo 1964, consacrazione della chiesa il 2 aprile 1978 davanti a una folla attenta e consapevole del traguardo. Anche da parte delle alte gerarchie e della politica locale con la presenza di onorevoli e del cardinale Vagnozzi.
Su Cunzaeddu è diventato grande spazio di accoglienza, si alternano in tante a dare una mano nelle attività di parrocchia, e ciascuna delle donne che si incontrano dentro le sale, sa di poter svolgere un ruolo che conta. Professoressa Tetta Ticca, laurea in lingue, decenni di docenza nelle scuole cittadine, ad iniziare da quella storica del quartiere, via Tolmino. «Il centro ci sembrava lontano, e non solo fisicamente. Noi in periferia sentivamo la differenza con quelli dell’INCIS (Istituto nazionale case impiegati statali). Beh, prefettura, medici, impiegati, dirigenti, nomenclatura. Altra fisionomia rispetto alla radice costitutiva di Nugoro nobu, operai, muratori, artigiani ». E per quella ricorrente nemesi della storia, oggi la parrocchia, come dice con malcelato orgoglio il parroco, esercita la sua “giurisdizione” spirituale sul fior fiore dei palazzi delle istituzioni: Prefettura, Comune, Provincia, Genio civile, Forestali, Polizia di Stato. Il potere temporale si inchina ai piedi di San Giuseppe.
Negli anni volontariato e associazioni, Dame di carità, Azione cattolica, Apostolato della preghiera, Cammino neocatecumenale. Presenza aggregante, animazione tra i giovani, si è sviluppato qui lo scautismo – dice Ignazio Ganga, segretario regionale CISL – settimana a Cagliari, domeniche e messa a Nuoro a San Giuseppe.
Più che altrove, in quello che era la Nuova Nuoro, si avvertono fenomeni di invecchiamento: «Molta gente anziana – il volto e le parole preoccupate della professoressa Ticca – lo vediamo dal catechismo. Lontane le stagioni dei doppi turni, dei sessanta bambini per Comunioni o Cresime. E la fuga dei giovani, tema drammatico. In chi deve affrontarlo, la politica, prevale la rassegnazione, non l’aggressività. Non lo pensano e lo vivono come angoscia prioritaria per Nuoro». Si fa roca la voce della prof, come quando stava in cattedra, di fronte alle generazioni nuove in fermento. Da qui più che altrove il grido della Nuoro piegata e delle generazioni fantasma. Lo sentirà abrasivo questo tema monsignor Marcìa, quando aprirà la sua visita pastorale il 19 marzo, giorno di San Giuseppe artigiano. E il lavoro con Lui ha molto a che fare.

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Il programma
  • 25 marzo, Solennità di San Giuseppe e inizio della Visita pastorale
    Ore 10.00: Santa Messa
    Ore 12.00: Santa Messa
    Ore 17.00: Accoglienza del Vescovo e celebrazione della Santa Messa solenne.
    Ore 18.00: Processione nelle vie Redipuglia, Dalmazia, Asiago e Viale Trieste
    Ore 20.00: Cena comunitaria nei saloni parrocchiali
  • Lunedì 20 marzo
    Ore 7.00: Recita delle Lodi mattutine e Santa Messa
    Ore 9.30/12.00: Visita ai malati e agli anziani
    Ore 15.30/17.00: Visita ai malati e agli anziani
    Ore 17.00: Celebrazione della Santa Messa nella Cappella del Centro Caritas (Via Lamarmora 142) e visita delle opere presenti nel Centro Caritas “Zedda” ore 19.00: Catechesi per adulti e famiglie presso il salone parrocchiale.
    Ore 20.00: Incontro con il Consiglio Pastorale parrocchiale e il Consiglio degli Affari Economici
  • Martedì 21 marzo
    Ore 7.00: Recita delle Lodi mattutine e Santa Messa
    Ore 9.00: Celebrazione della Santa Messa alla Casa di Riposo (Viale Trieste) e visita agli anziani
    Ore 10.00/12.00: Visita ai malati e agli anziani
    Ore 15.30/17.00: Visita ai malati e agli anziani
    Ore 17.00/19.00: Udienze di singoli fedeli
    Ore 18.00: Santa Messa
    Ore 19.00: Incontro con tutte le realtà parrocchiali
  • Mercoledì 22 marzo – Giornata Eucaristica
    Ore 7.00: Recita delle Lodi mattutine e Santa Messa
    Ore 9.30/12.00: Visita ai malati e agli anziani
    Ore 16.00: Incontro con i ragazzi del catechismo
    Ore 17.00: Celebrazione della Santa Messa in piazzetta del Carmelo
    Ore 19.00: Incontro con gli Operatori pastorali: Ministri straordinari dell’Eucarestia, Catechisti, Volontari dell’Emporio (Caritas parrocchiale)
  • Giovedì 23 marzo
    Ore 7.00: Recita delle Lodi mattutine e Santa Messa
    Ore 18.00: Celebrazione della Santa Messa in suffragio dei defunti della parrocchia
    Ore 19.00: Incontro con le istituzioni cittadine
  • Venerdì 24 marzo – Giornata della Riconciliazione
    Ore 7.00: Recita delle Lodi mattutine e Santa Messa
    Ore 9.00/10.00: Visita alla Scuola Mereu
    Ore 16.00/18.00: Adorazione Eucaristica e Confessioni
    Ore 18.00 Santa Messa
    Ore 19.00 Via Crucis
  • Sabato 25 marzo
    Ore 7.00: Recita delle Lodi mattutine e Santa Messa
    Ore 9.00/11.00: Incontro con gli alunni del Liceo Classico Asproni presso il Nuovo Teatro San Giuseppe in Viale Trieste
    Ore 17.00: Inaugurazione del Centro di aiuto allo studio “ Ce la Puoi Fare” in Viale Trieste
    Ore 18.00: Santa Messa di ringraziamento per la Visita pastorale

 

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