Oliena (8-15 maggio 2016)

La costante religiosa e culturale

di Francesco Palimodde

Per chi abbia dimestichezza con la storia locale il dato che balza agli occhi prepotentemente, nel corso dei secoli, è l’interesse degli olienesi per la religione e per la cultura. Interesse certo rapportato al tempo di volta in volta esaminato ed alle condizioni generali che lo caratterizzavano. Ma come un filo rosso, religione e cultura, legano e percorrono le alterne vicende sociali, politiche, religiose, alla base della crescita umana e culturale della gente di Oliena. Un certo risveglio economico e sociale si ha a partire dal 1300 circa, sotto la dominazione pisana e di questo periodo è la costruzione della chiesa di Santa Maria, parrocchia del paese sino al 1791. La costruzione della chiesa di Santa Maria rappresenta lo spartiacque rispetto ad una presenza cristiana anteriore le cui notizie sono al momento frammentarie ed incerte.
Quel che si può dire di quel passato remoto è che valgono per Oliena le considerazioni generali fatte da Papa Gregorio Magno per le zone interne dell’Isola. Con l’invio dei suoi missionari parte la cristianizzazione tesa a contrastare divinità pagane e religione naturale. C’è da presumere che Oliena risponda bene a questa rinascita cristiana, giacché il suo popolo è impegnato per lungo tempo nella costruzione e ricostruzione di numerose chiese, dalle linee semplici e sobrie di un’architettura domestica e contadina. Cultualmente però importanti, disseminate sia all’interno del paese che nell’agro, rimandano all’influsso di correnti religiose o monacali presenti in Sardegna a seguito del potere politico o militare o a richieste ed iniziative di religiosi e maggiorenti locali. Ciò nondimeno scandivano, con i riti che vi si celebravano, i ritmi di una vita sociale e religiosa assai partecipata.
Al momento della soppressione della diocesi di Galtelli, nel 1495, viene dato conto di ben 11 chiese, altre 14 furono costruite nei secoli successivi, l’ultima costruita, con lavori durati oltre un secolo, è l’attuale parrocchiale consacrata nel 1758, a fabbrica non ancora conclusa, di altre ancora, di più incerta datazione, resta nella memoria collettiva, il nome ed il luogo dove sorgevano.
È del tutto evidente che un’attività edificatoria così febbrile di edifici sacri non può essere stata solo iniziativa di singoli o di gruppi ma presupponeva profonde convinzioni e forti motivazioni di tutto un popolo. Colpisce poi come parte di queste chiese, all’apparenza povere, conservassero al loro interno opere di pregio, pittoriche e lignee, in linea coi gusti e le tendenze del tempo. Purtroppo larga parte di questo pregevole patrimonio artistico è oggi disperso in collezioni private o è stato, in passato, impunemente distrutto. Quel che resta di questo patrimonio merita una collocazione museale adeguata.
Tanta abbondanza di opere hanno pochi eguali in contesti temporali e geografici analoghi. Se ne deduce che era presente sia nelle elites che nelle classi sociali più umili, un comune sentire circa la conoscenza e il sapere in generale, l’abbellimento e il decoro di chiese e conventi in particolare. Non deve allora sorprendere se i maggiorenti di allora facessero a gara nel favorire questa tendenza con l’arrivo in Oliena di monaci e religiosi ai quali veniva sempre chiesta la disponibilità ad aprire scuole e ad insegnare almeno la scrittura e la lettura. Accadde così con i paolotti di San Francesco da Paola e con i frati minori di San Francesco. Frequente era poi l’invito rivolto a preparati predicatori, in occasioni particolari come la quaresima, a trascorrere qualche tempo ad Oliena.
Ma il punto più alto di questa tendenza all’acculturazione e alla formazione religiosa fu raggiunto con lo sviluppo delle scuole gesuitiche direttamente in loco con la costruzione del Collegio. Numerosi giovani poterono compire i loro studi iniziali per poi proseguirli a Cagliari, conseguendo i livelli più alti dell’istruzione con studi filosofici e teologici. Tutto ciò si riverberava positivamente sulla crescita complessiva della comunità e sul suo avanzamento morale e materiale.
La Compagnia di Gesù fu sciolta con bolla papale del 21 luglio 1773. Il 24 novembre 1775 fu presentato dal vescovo Delbecchi al Viceré, perché lo trasmettesse alla Segreteria per gli Affari generali della Sardegna, “un progetto di risorgimento della diocesi di Galtelli”, soppressa nel 1495. In questo progetto Oliena veniva candidata a sede vescovile e ne venivano indicate le ragioni che la facevano preferire ad altre sedi. La rivolta degli esclusi, Dorgali e Nuoro, non si fece attendere e il confronto che ne segui non fu privo di interessi particolari, e di colpi bassi. Le ragioni di Oliena venivano da lontano e avevano le sue radici in quel percorso culturale e religioso che il paese aveva compiuto e che abbiamo per sommi capi cercato di enucleare. A nulla valsero le suppliche rivolte direttamente al Re dal consiglio Comunitativo a difesa della scelta di Oliena a sede della nuova diocesi. Con proprio decreto il Supremo Consiglio Regio il 7 novembre 1777 scelse Nuoro come sede della nuova diocesi.
La prima visita pastorale del primo Vescovo della ricostituita diocesi iniziò il 3 aprile 1782. Ad Oliena lo attendevano dieci sacerdoti, i componenti di due confraternite e la quasi totalità dei suoi milleottocentosessantacinque abitanti.

Un paesaggio scolpito da Dio

Un paesaggio scolpito da Dio e dal lavoro dell’uomo è quello che incastona Oliena esaltandone le sue peculiarità. Non si comprende il carattere degli olienesi se non si legge il paesaggio e la sua ecologia. Guardare a questo paesaggio vuol dire innanzitutto contemplare la bellezza del Creato ed i segni distintivi dell’uomo che lo ha modificato nel corso dei millenni. Un paesaggio naturale ed un paesaggio variamente coltivato.
Gli olienesi hanno sviluppato nell’etica del lavoro la prima traccia della propria spiritualità, il germe della relazione con Dio che ci chiede di coltivare e custodire la terra. La terra coltivata ha costituito e costituisce, specie con la produzione di olio e vino, i cardini della economia del paese ed il portato della più profonda umanità degli olienesi.
Olio e vino rimandano ad antiche civiltà e ad un simbolismo e valori che restano inalterati nel tempo. L’olio ha illuminato la notte degli olienesi per secoli, ha unto il loro capo nel battesimo, nella cresima, in punto di morte. Perché l’olio mentre unge congiunge e connette l’uomo alla terra e l’uomo e la terra a Dio. Così il vino. L’eco di antiche libagioni si perde nella notte dei tempi. Numerose testimonianze riemergono dal passato di Oliena. Quanto sarà rimasto nel carattere degli olienesi di dionisiaco? A dare ascolto a Salvatore Satta molto. Così ne Il giorno del giudizio: «Gli olienesi sono tutti poveri e ricchi, e sono allegri, i soli sardi allegri, nei loro rutilanti costumi, e ogni domenica fanno il ballo tondo nella piazza sconnessa della chiesa. Del resto danzano anche quando camminano…». Allegri si ma controllati. Consapevoli che come l’olio anche vino è frutto della terra e del loro lavoro e trova, col pane, in Cristo eucaristico il culmine e la consacrazione.

***

Il programma
  • Dall’1 al 7 maggio
    Catechesi di preparazione alla Visita pastorale durante la Santa Messa vespertina
  • Domenica 8 maggio
    Ore 18.00: Rito di apertura della Visita pastorale nella Celebrazione eucaristica
    Ore 20.30: Incontro con i responsabili e i volontari della Caritas parrocchiale
  • Lunedì 9 maggio
    Ore 6.45: Lodi, Santa Messa e breve meditazione
    Ore 9.00: Visite agli ammalati e alle famiglie
    Ore 15.00: Santa Messa in cimitero
    Ore 16.00: Incontro con l’ADI parrocchiale
    Ore 16.30: Incontro con i ragazzi del catechismo
    Ore 19.00: Incontro col Consiglio pastorale
  • Martedì 10 maggio
    Ore 6.45: Lodi, Santa Messa e breve meditazione
    Ore 9.00: Liturgia penitenziale e confessioni
    Ore 11.00: Visite agli ammalati e alle famiglie
    Ore 15.30: Visita ai genitori in lutto
    Ore 18.00: Santa Messa e breve meditazione
    Ore 19.00: Incontro con il Consiglio comunale
  • Mercoledì 11 maggio
    Ore 6.45: Lodi, Santa Messa e breve meditazione
    Ore 9.00: Saluto ai bambini della scuola elementare
    Ore 11.00: Saluto ai ragazzi della scuola media
    Ore 16.00: Udienze ai parrocchiani
    Ore 18.00: Santa Messa e breve meditazione
    Ore 19.00: Incontro con i gruppi, coppie e le famiglie (In particolare gli sposi che celebrano ricorrenze di anniversario di matrimonio significative)
    Ore 20.30: Adorazione eucaristica con le famiglie
  • Giovedì 12 maggio
    Ore 6.45: Lodi, Santa Messa e breve meditazione
    Ore 9.00: Visite agli ammalati e alle famiglie
    Ore 16.00: Udienze ai parrocchiani
    Ore 18.00: Santa Messa e breve meditazione
    Ore 19.00: Incontro con i lavoratori
  • Venerdì 13 maggio
    Ore 6.45: Lodi, Santa Messa e breve meditazione
    Ore 16.00: Visite agli ammalati e alle famiglie
    Ore 18.00: Santa Messa e breve meditazione
    Ore 19.00: Incontro con i cresimandi e loro genitori e padrini
  • Sabato 14 maggio
    Ore 6.45: Lodi, Santa Messa e breve meditazione
    Ore 9.00: Udienze ai parrocchiani
    Ore 11.30: Celebrazione del Matrimonio
    Ore 16.00: Incontro con l’ACR, i Lupetti e i Ministranti
    Ore 17.00: Santa Messa e breve meditazione
    Ore 18.00: Incontro con i gruppi, i movimenti parrocchiali, le associazioni ecclesiali e laiche
  • Domenica 15 maggio
    Ore 7.00: Santa Messa e omelia
    Ore 11.00: Celebrazione del Sacramento della Confermazione nella Santa Messa di saluto e ringraziamento

 

Una comunità operosa attende il suo Pastore

Siamo ormai prossimi all’incontro col Vescovo. Il programma che lo attende, preparato con cura certosina dal parroco don Giuseppe Mattana e dai suoi collaboratori, è di quelli che non danno tregua tanto è ricco di incontri e di appuntamenti che, ne siamo certi, daranno al presule uno spaccato ed il polso di una comunità operosa, radicata nei valori cristiani, che vive il travaglio del presente, ma aperta al futuro e alla speranza.
Sarà una settimana dove Monsignor Marcia potrà toccare con mano una realtà dinamica, protesa verso il domani e saldamente ancorata alle sue radici. Nel contatto quotidiano con la comunità sperimenterà anche la sofferenza e l’angoscia che pure si annida e connota l’esistenza di singoli e famiglie. Leggerà come in filigrana lo smarrimento dei giovani e le loro aspettative deluse ma anche la loro voglia di non mollare e di essere artefici del loro destino. Incoraggerà il loro impegno nel tessuto associativo sia parrocchiale che civile. In ambito parrocchiale c’è effervescenza e voglia di fare, desiderio di misurarsi con la realtà in movimento, cogliendo l’essenza di un impegno che fa della gratuità e dei valori cristiani la sua bandiera. Tutto questo fa il paio con l’impegno propriamente civile che vede tanti giovani, protagonisti generosi di tante iniziative benefiche. Una realtà complessa e sfaccettata, per molti versi liquida, con al suo interno criticità e fenomeni che destano qualche preoccupazione e che meriterebbero un supplemento di attenzione da parte di tutti. La mancanza di lavoro e di lavoro qualificato, il precariato e la crisi delle campagne, la disoccupazione intellettuale e la crisi delle piccole e medie imprese segnano un arretramento della sua economia. Eppure questo paese non cede alla disperazione e qua e la si colgono barlumi di ripresa e nuove iniziative perseguite con sagacia e determinazione. In molti ambiti l’ansia di cambiamento e di innovazione supera le paure dell’oggi. La visita pastorale ci aiuterà a comprendere il nostro comune destino, rafforzerà in noi quello spirito comunitario che porta segni di logoramento e di disgregazione, guarderà al nostro passato comunitario per coglierne i valori distintivi cui attingere per ricreare in forme nuove e virtuose situazioni di progresso morale e materiale. Viviamo dunque questa opportunità attingendo all’energia positiva che è in noi, con lo sguardo rivolto all’intimo della propria anima e a Cristo buon pastore. Con questa speranza che è anche una certezza Oliena attende il suo Vescovo. (Francesco Palimodde)

condividi su