Redentore, il messaggio di monsignor Marcia

Non so più tenere a mente quante volte, da solo o in compagnia sono stato sull’Ortobene, ai piedi del Redentore. Là in alto appoggiato al parapetto ammiro, sempre, quasi fosse la prima volta, e a lungo, senza provare un minimo di stanchezza quella meravigliosa opera d’arte di Vincenzo Ierace. Anzi più la contemplo e più la trovo nuova ed eloquente! E’ il Cristo Risorto che, retto dal suo mantello, sembra scendere dal cielo con lo sguardo fisso sulla città, pare voler poggiare il piede destro sul monte per fermarsi un poco, prima di continuare la Sua discesa, verso i suoi figli intenti a valle nei loro quotidiani lavori.
Col braccio sinistro regge e mostra trionfante il segno della Sua Vittoria, la Croce, Strumento della nostra Redenzione. La mano destra, distesa verso chi ai suoi piedi lo supplica, sembra invitare alla calma, ad abbandonare affanni e preoccupazioni e assicurare tranquillità e pace!
L’immagine del Redentore, così modellata dall’artista, mi riporta alla mente alcuni versetti del libro dell’Esodo: “Va, scendi … non hanno tardato ad allontanarsi dalla via che io avevo loro indicato”! Mi volto e guardare dove Lui guarda: la città di Nuoro, distesa lì sotto i miei occhi, ai piedi dell’Ortobene!
L’ospedale “San Francesco”, che con quella altezza e con il suo carico di sofferenza e dolore sovrasta la città, è il primo punto dove l’occhio si poggia. Il pensiero diventa ricordo e preghiera! Quanta angoscia, quante lacrime! La riflessione si fa memoria: la famiglia che piange i propri figli morti sulla strada! Famigliari che piangono il proprio genitore o il proprio giovane figlio che non hanno più voluto affrontare il peso della vita! Una preghiera prende forma nelle labbra: Signore, sono stati diciotto le morti violente che ho affidato alla tua Misericordia, alla tua Redenzione! Non abbandonare queste famiglie immerse in tanto dolore.
Lo sguardo si volge e si ferma sulla grossa struttura del carcere, dove quel timpano ottagonale della cappella si eleva sopra l’intero complesso. Mi passano dinnanzi tanti volti da me incontrati là dentro durante le celebrazioni eucaristiche del Natale o della Pasqua. Tanti sono volti che hanno ritrovato la pace interiore dopo i loro errori, ma altri non si danno pace, non ti hanno ancora incontrato nella tua Misericordia e loro stessi non si sono ancora perdonati! Ma un pensiero mi disturba: dentro quelle mura ci sarà pure del delitto e crimine, ma quanto male, bassezza e meschinità c’è fuori da quel complesso! “Tu, Signore che con quella croce, tuo trofeo, hai vinto l’errore e il peccato, liberaci da ogni male”! Ancora una volta il pensiero nell’ammirare il panorama si fa preghiera!
Volutamente volgo lo sguardo e cerco la Chiesa Cattedrale, non è difficile trovarla, ma devo proprio cercarla! Certo, penso, se faccio fatica a trovarla io, la mia Chiesa Cattedrale, come faranno quanti non sono avvezzi nel frequentarla! Quanti sono presi dai problemi quotidiani: del lavoro che non c’è; della famiglia dove la portante non è l’amore; dei giovani che stentano a trovare testimoni di valori e faticano a sognare un futuro a loro misura; degli imprenditori che non riescono più a mantenere l’attività e cedono le armi; dei pastori che accanto ai problemi quotidiani, si trovano con i pascoli bruciati!
Avverto una sensazione di freddo, forse è l’aria leggera e frizzante del monte che si modifica in un venticello fastidioso!
Mi volgo di nuovo al capolavoro di Ierace e rivolgo una preghiera che vuole essere auspicio per questa 119° celebrazione della festa del Redentore.
Ti prego, Signore, allontana da questo popolo il male, dona a ognuno l’attitudine al perdono, la capacità di amare e la passione per la vita! Incrementa in ciascuno il dono della tua pace e fa che tutti apprezzino e rispettino sempre in se stessi e negli altri la grandezza e la bellezza dell’uomo. Cosa posso fare, Signore, perché tutto questa avvenga?
“Va a valle e spenditi per loro!”

+ Mosè Marcia

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