Nuoro, Nostra Signora del Rosario (22 – 28 gennaio 2017)

Santu Predu, cuore di Nuoro lastricato di antico e moderno

 di Matteo Marteddu

Appena monsignor Marcia, il 22 gennaio, inizierà la Visita pastorale avrà la sensazione di entrare in un’altra città: quella che dà il nome ai suoi abitanti. E ci tengono al marchio di fabbrica, “Santupredinos”. Etnìa di qualità, quartiere dove antico e moderno si incrociano e si sovrappongono, in uno scenario di suggestioni e colori. Vicoli stretti, stradine lastricate, magari con i recenti graniti di Buddusò. Ma riemerge, sotto l’incrostazione delle case, la pietra che giungeva nel villaggio medioevale di Nugor, dalle cave di Mamudine, nella conca nascosta di Sedda Orthai. Dai graniti antichi, alle architetture nuove. Vive, oggi il quartiere quel trapasso epocale che segna i centri storici. Fuga precipitosa, anni settanta e ottanta del secolo scorso. Si cercavano gli spazi delle periferie. I grandi “assi attrezzati”, i mega store, i villini a schiera o con giardino. Insomma Santu Predu è andato ad alimentare le distese di case di Città Nuova e Città giardino, svuotando sé stesso, abbandonandosi a sogni lontani, in un lento consapevole declino. Poi l’inversione ad U. Saranno stati gli incentivi pubblici, sarà stata attrazione fatale per l’antica bellezza, il rione ricomincia a popolarsi. Dagli anni novanta si ristrutturano le case, giovani, professionisti d’antica progenie, cittadini con le radici tra via Malta e via Chironi, riprendono a tessere il filo della loro memoria e ritornano. È il volto di oggi. Continuità e cambiamento.
Passerà il Vescovo, verso la chiesa del Rosario, nel vicolo stretto, tra due “ali di Storia”. Sguardo verso il Nobel della letteratura mondiale. Il viso rude della “Grazia”. Aveva occhi attenti, quando nel 1901, su La Nuova Antologia scrutava, non vista, il suo piccolo mondo, accanto alla sua casa. «L’interno del paese è di una primitività più che medioevale, con strade strette e mai lastricate, viottoli, casupole di granito con scalette esterne, cortiletti, pergolati, porticine spalancate dalle quali si intravvedono cucine nere e interni poveri ma pittoreschi… casupole di pietra, nido o covo d’un popolo intelligente e frugale, che lavora e vive tutto l’anno di pane d’orzo, che crede in Dio e odia il prossimo per ogni più piccola offesa. Bizzarri tipi, oltre i paesani, coi loro carri a buoi ed i loro cavalli inseparabili, e le donne dagli occhi egiziani, strette nel ricco e pesante costume o poveramente vestite, con canestri e anfore sul capo… e finalmente il poeta cantastorie che riduce in versi sardi i più interessanti avvenimenti italiani e stranieri». Affresco con occhi taglienti. Contro canto a D.H. Lawrence: «Non c’è niente da vedere a Nuoro, il che, a dire la verità è sempre un sollievo.. Felice la città che non ha niente da mostrare! Posso sempre guardare un vecchio contadino dalla barba grigia, con i grossolani calzoni e la fascia arricciata in vita, nera, senza giacca né altro, che se ne va semplicemente, curvo, accanto al suo carretto tirato da un bue». In tanti erano arrivati su quelle casette basse, tra fine ottocento e inizio novecento. Li accoglieva il grande mulino a vapore e l’annesso pastificio del “Barone delle industrie nuoresi”. E Francesco Guiso Gallisai non sentiva l’asfissia della stradina stretta dei carri, incrociava e dominava, in maniera straordinaria e quasi incredibile oggi, la grande storia dell’industria nazionale. Quel grande monumento, simbolo del quartiere, prigioniero ancora delle pubbliche indecisioni, testimone loquace di cosa da qui si sviluppasse. Tra centrali elettriche, estrazione del talco, rivoluzione nell’allevamento zootecnico e lavoro per Nuoro e il nuorese. «Mio padre è arrivato da Ghilarza nel 1958, dai Gallisai, nel sistema della distribuzione elettrica». Il figlio Silvio Onida da qui, via Chironi non si è più allontanato. Gli studi, la laurea, il rientro quarant’anni di professione. Sposato signora Seddone, cognome d’origine protetta per Santu Predu. «Persino mia figlia, dopo gli studi e i master fuori, si è radicata qui e non ha intenzione di spostarsi. Viviamo la dimensione del quartiere. La gente si saluta anche senza conoscersi, la lingua madre sommerge quelle d’importazione. L’animazione storica della parrocchia, fulcro e motore all’ombra del Rosario. Preti come don Floris, don Mereu hanno segnato vite e comportamenti, qui. Don Totoni prosegue su quelle vie».
2500 anime circa, la parrocchia racchiusa nell’identità del quartiere. Con i toponimi della lingua viva, da S’Ispina Santa, a Cort’e Susu, da Campo dei Fiori a Su Cuzone, da Monte Longu a Irillai. «Quando ci affacciamo in piazza san Giovanni – dice Silvio Onida – vediamo un’altra città. Siamo legati, ma si invecchia facilmente. Occorre una iniezione di gioventù. Strizziamo felici l’occhio all’utilizzo del vecchio mulino Gallisai in funzione Università. Immagino 500 ragazzi e ragazze che calpestano i nostri selciati, il loro vocio, la loro spettacolare curiosità. Magari! Qui è nata l’Atene Sarda. Per ora sarebbe sufficiente un po’ di segnaletica turistica. Noi siamo a disposizione di chi “varca la soglia”. Per cercare Grazia Deledda o la chiesa di San Carlo che ospita le spoglie di Francesco Ciusa, quello della Madre dell’Ucciso, il volto aggrinzito e senza più lacrime. Mi son preso la responsabilità di tenere le chiavi e di aprirla quando me lo chiedono». Volontari del turismo fai da te, questo succede nel quartiere con il maggior numero di chiese. E si è aggiunta da qualche decennio quella “del Buon Pastore” a Su Bachile Mannu, nel cuore de Sa Serra, tra Nuoro, Orune e Benetutti. Religiosità e anche tanto spirito solidale, senso antico di giustizia nel sostenere chi ha bisogno. D’altronde da qui è partita la rivolta de “Su Connottu”, il 26 aprile 1868, quando centinaia di persone diedero fuoco agli atti dentro il municipio. Non tolleravano i soprusi generati dall’Editto delle Chiudende, cancellavano l’uso comune delle terre pubbliche, gettando sul lastrico e nella povertà intere comunità. Tutto ciò non piaceva ai papaveri di Stato, naturalmente, anche a quelli in divisa, se fa scrivere a Giulio Bechi in Caccia Grossa: «Nuoro, un brulichio nerastro di villaggio steso fra le stoppie giallicce, pastori vestiti di pelli, vie di granito battute dal vento, campane martellanti in un eterno tintinnio di tarantella, …capitale del brigantaggio… grosso e squallido borgo, dove il vescovo mitrato, il sottoprefetto e il comandante del presidio fanno l’effetto di una commenda sulla casacca di un villano». Beh se questo era lo Stato, meglio rimboccarsi le maniche. E ancora regge e si alimenta il senso della solidarietà. Se ne discute tanto nel centro di aggregazione parrocchiale “Deffenu”, aperto a tutti, e si pratica la solidarietà. Viene data ospitalità concreta ai migranti, si assistono le famiglie con difficoltà. Povertà dignitosa, ma esiste. Ambulatorio con medici e infermiere volontarie, ogni prima domenica del mese i bambini portano alimenti da distribuire a chi ha bisogno. «Non chiediamo al Comune, che interviene a singhiozzo – conclude Silvio Onida, col volto preoccupato di chi segue le vicende da vicino -. Vorremmo più certezze per le nuove generazioni, noi, con la rete delle associazioni ce la mettiamo tutta. Col Vescovo sarà un confronto diretto, a tutto campo. Nei nostri volti e nelle nostre parole leggerà come su un libro aperto».

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Il programma
  • Domenica 22 gennaio
    Ore 10.00: Accoglienza del Vescovo Mons. Mosè (Chiesa SS. Salvatore)
    Ore 10.15: Processione alla Chiesa del Rosario
    Ore 10.30: Celebrazione eucaristica con rito di apertura della Visita pastorale
    Ore 15.30 – 17.30: Visita alle famiglie e agli ammalati
    Ore 18.00: Santa Messa
    Ore 19.00: Incontro con il Consiglio Pastorale
  • Lunedì 23 gennaio
    Ore 07.30: Lodi mattutine – Santa Messa (Chiesa SS. Salvatore)
    Ore 9.00 – 10.30: Visita al Liceo Linguistico
    Ore 11.00 – 12.30: Visita alle famiglie e agli ammalati
    Ore 15.30 Visita in Cimitero
    Ore 17.00: Udienze ai parrocchiani
    Ore 18.00: Santa Messa
    Ore 19.00: Incontro con le Aggregazioni Ecclesiali (AC, Agesci, Vincenziane, Gruppo Missionario….)
  • Martedì 24 gennaio
    Ore 07.30: Lodi mattutine – Santa Messa
    Ore 08.30 – 09.30: Udienze ai parrocchiani
    Ore 09.30: Visita all’Ambulatorio Parrocchiale e incontro con i volontari
    Ore 10.00 – 12.30: Visita alle famiglie e agli ammalati
    Ore 15.30 – 16.30: Incontro con i Ragazzi del catechismo
    Ore 16.30 – 17.30: Incontro con il Gruppo Catechistico
    Ore 18.00: Santa Messa
    Ore 19.00: Mondo Giovani: Incontro – Preghiera – Confronto – Festa
  • Mercoledì 25 gennaio
    Ore 07.30: Lodi mattutine – Santa Messa (Chiesa SS. Salvatore)
    Ore 9.00 – 9.45: Visita-saluto alla Scuola Elementare
    Ore 9.45 – 10.30: Visita-saluto alla Scuola Media
    Ore 10.00 – 12.30: Visita alle famiglie e agli ammalati
    Ore 15.30 -16.30: Incontro con i Ragazzi Cresimandi
    Ore 16,30 – 17,00: Visita alle famiglie e agli ammalati
    Ore 17,00 – 17,30: Visita alla casa di Accoglienza/Incontro con “Migrantes” Ore 18.00: Santa Messa
    Ore 19.00 – 20.30: Incontro con le Famiglie
  • Venerdì 27 gennaio
    Ore 07.30: Lodi mattutine – Santa Messa (Chiesa SS. Salvatore)
    Ore 9.00- 9.30: Visita-saluto alla Scuola Materna
    Ore 10.00 -12.30: Visita alle famiglie e agli ammalati Ore 15.00/18.00: Adorazione Eucaristica (con possibilità di avvicinarsi alla Riconciliazione)
    Ore 18.00: Santa Messa
    Ore 19.00: Incontro con il mondo delle Associazioni Culturali e Folkloristiche
  • Sabato 28 gennaio
    Ore 07.30: Lodi mattutine – Santa Messa
    Ore 09.00 – 10.30: Dialogo del Vescovo con i sacerdoti
    Ore 10.30- 12.30: Udienze ai parrocchiani
    Ore 17.00: Santa Messa e Amministrazione della Confermazione
    Momento di fraternità in piazza Termine della Visita Pastorale
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