Posada (15 – 22 ottobre 2017)

Sotto la Torre frammenti di storia, di crescita e modernità

 

di Matteo Marteddu

Anche il sole disegna fantasie, degradanti verso la piana, dal torrione del Castello, nel mite ottobre posadino. È il medioevo di Sardegna che qui, tra selciati e stradine strette, “si fa il selfie” con sé stesso. Il tempo si prende un attimo di respiro, sotto la parrocchiale di Sant’Antonio Abate. Si ferma lungo le case addossate alla roccia, verso la chiesa bianca di Nostra Signora del Soccorso. Respirerà Monsignor Mosè Marcìa, iniziando la visita pastorale a Posada, il 15 ottobre, atmosfere di religiosità antica e radicata, in una comunità che cresce, accogliendo nuove energie da ogni parte di Sardegna e d’Europa. Accogliere e integrare. Posada, due piccioni con una fava: perché proprio la storia del piccione e della fava è una leggenda fondativa della comunità che diventa grande. Lo narra con comprensibile orgoglio, il sito del Comune, «attorno al 1300, il villaggio arroccato, sotto assedio, per fame, dall’orda dei turchi arrivati da mondi lontani. Sul loro accampamento, cadde il piccione con l’ultima manciata di fave nello stomaco. La beffa funzionò. Gli assediati dovevano essere carichi di granaglie e di ogni ben di Dio. I turchi girarono i tacchi e andarono a depredare altrove». E nonostante le complesse vicende storiche, tra i giudicati sardi prima e gli aragonesi dopo, la fortificazione rese solido e sicuro il piccolo borgo aggrappato al colle di calcare. Il Castello è ancora lì, cinta muraria quadrangolare, torre a pianta quadrata si erge verso il cielo, coronamento merlato e cisterne per l’acqua all’interno.
È una sincronia di colori e paesaggi, rocce, piccole caverne del neolitico medio, la piana e il suo fiume, le terre fertili, mare e spiagge attraggono eccome, come cergiorno: tificano i dati del censimento, ben esposti con grafici e statistiche nella comunicazione istituzionale del Comune. Nel 2001, popolazione 2398 anime, nel 2017, 2966: non c’è altro comune del Nuorese che possa vantare una crescita così esponenziale. E si radica la comunità straniera, non italiana, con 204 residenti, di cui il 45,6% provengono dal Marocco, il 19,6% dalla Romania, e ultimo dato incredibile, il 17,2% dalla Germania. Attrarre i tedeschi, non solo come ricchi vacanzieri, ma come stabili residenti, una sorta di “vendetta barbaricina”, dopo l’esodo biblico dalla Sardegna verso le sponde del Reno, negli anni Sessanta e Settanta del ’900.
Si cammina in quest’inizio ottobre, nei silenzi del centro storico, tra selciati con ordine quasi irreale e, dalla piazza Belvedere, i pochi passanti di un turismo tardo, gettano lo sguardo verso magie lontane. Case linde salgono verso il castello, oltre Sa Porta d’ingresso al borgo, nell’antica cinta di mura. È la storia che si incarica di rifilare un pugno sul muso al professor Goffredo Casalis, che, essendo “dottore di belle lettere” al servizio di Sua Maestà Re di Sardegna, nel suo dizionario dell’800, Posada proprio bene non trattava: «L’aspetto rovinoso e squallido delle case, lo squallore e la sporcizia nell’interno, anche in quelle i cui proprietari sono principali, basta a un saggio viaggiatore per avere una idea vera della apatia di questo popolo, e dell’abbandono in cui è lasciato. Preda di credenze e superstizioni, che potrebbero attenuarsi solo se i popolani prestassero attenzione e volessero ascoltare dello zelo illuminato del presente parroco». Quello di allora, naturalmente.
Oggi lo trovi, jeans e camicia scura che gira per i vicoli, saluta, ascolta, don Stefano Federico Paba, nuorese, 38 anni, da quattro parroco di Posada. Casa parrocchiale sotto la torre, ordine e disordine di chi si deve arrangiare da solo. «Anzi oggi c’è babbo da Nuoro e mangerò bene. Ho bisogno di essere sempre di corsa. Tanta gente d’estate, tante chiese, tanta cultura. Obiettivo: traghettare la grande tradizione della religiosità popolare verso la modernità». Lo regge l’impeto giovanile, e si vede. «È stato importante riaprire la chiesa parrocchiale di Sant’Antonio Abate chiusa da quasi vent’anni. È faticoso arrivarci, aggrappata alla rocca del Castello ma anche gli anziani trovano lì le roro radici». Si sviluppa l’associazionismo, Confraternita del Rosario, circa 15 uomini, Gruppo Scout, 70 ragazzi, i riti de Sa Chita Santa con Su Cuncordu dedicato a Padre Giuseppe Coco, il gesuita di Posada morto in America Latina. Struttura della Caritas e collaborazione col Comune anche per avviare nuovi percorsi di accoglienza. «Siamo la porta d’ingresso al Borgo Antico – dice don Stefano. Due chiese presidiano, non simbolicamente, ma fisicamente, le due porte. Devono passare da noi! Sono i giovani che ho in testa, conclude. Studi, lavoro, angosce, prospettive e speranze, lievito su cui costruire. Puntiamo tanto sulla nuova chiesa e nuove strutture, abbiamo l’area, promesse di risorse, lo Spirito Santo dalla nostra parte e anche la tenerezza della Beata Antonia Mesina. Pensiamo di dedicare a Lei il nuovo edificio, non so neanche se posso dirlo!».
Posadino, integrato da vent’anni, venuto da Ozieri e Sassari, ha seguito, contrariamente alla cultura corrente, la moglie Francesca nativa del borgo. «Non è stato facile – dice Giorgio Fresu. È stato amore, forse non a prima vista, poi esperienze positive ed esaltanti. Mi hanno accolto, eletto tra i loro amministratori, in maggioranza o in opposizione, come ora. C’è un terreno di impegni troppo fecondo per starsene da parte. Se è stato premiato dai cittadini come terzo Borgo più bello d’Italia, per la bellezza e l’integrità ambientale, come faccio a non essere sempre pronto a dare una mano?». È forse per questo che il sindaco naviga in acque tranquille. Municipio, fuori dal centro storico, zona nuova, non è neanche in un palazzo ex-nobiliare. Studio sobrio, bandiera italiana e di Sardegna, Roberto Tola, 50 anni, due figlie, geologo, sindaco per il terzo mandato. Uno dei pochi, come egli stesso sottolinea, eletto sotto la bandiera dei quattro mori. «Catalogna? Per stare sul pezzo, sono in assoluto dalla loro parte. L’indipendentismo è anche il mio obiettivo». Intanto si prepara alla riunione del consiglio comunale. Ordine del dedica della piazza grande a Padre Giovanni Giuseppe Coco. Indipendenza e globalità gesuitica, e Chiesa e Stato qui marciano in sintonia. Strettissima collaborazione con don Stefano per l’obiettivo della nuova struttura parrocchiale. «La crescita costante è un dato di orgoglio e di responsabilità – dice il Sindaco – anche se non mi piace l’effetto ciambella nella nostra Isola. Vorrei più stranieri. Qui c’è offerta di tranquillità e, come vede, ottime giornate ottobrine». Eden o paese dei balocchi? Giovani e lavoro, le sue ore d’angoscia, non basta la stagionalità: «Ma devono puntare di più sull’eccellenza, sulle specializzazioni, anche di tipo manuale e artigianale. Qui ambiente, paesaggio e il verbo preservare si coniugano insieme – sostiene con lo sguardo della determinazione. Nel piano urbanistico, uno dei pochi approvati in Sardegna, abbiamo cancellato 80 mila metri cubi di cemento dalla collina di Orvile, patrimonio unico sulla nostra costa. Dormo pensando a Budoni e San Teodoro, per fare esattamente l’opposto di quello che hanno fatto loro. Qui non si consuma più territorio». Lassù, sui pendii del monte, la frazione di Sas Murtas. Conserva i sapori, anche nello sviluppo, delle architetture di un tempo. «La prendo ad esempio», esclama con convinzione il sindaco Tola. Attende il Vescovo, come tutta la comunità anche quella mussulmana, con la quale è previsto un incontro durante la visita pastorale. Si potrebbe realizzare la sorpresa dei primissimi lavori di pulitura, nell’area della nuova chiesa, questa la speranza e l’ambizione di sindaco e parroco. Mentre le mura del torrione del castello si aprono a nuove storie, nella mitezza straordinaria di questa brezza autunnale.

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Il programma
  • Domenica 15 ottobre
    Ore 10.00: Accoglienza (piazza Rockefeller e apertura della Visita pastorale
    Ore 11.00: Santa Messa presso Auditorium comunale
    Ore 15.00 – 17.00: Visita agli ammalati e anziani
    Ore 19.00: Incontro con il Consiglio pastorale parrocchiale e il Consiglio parrocchiale per gli affari economici
  • Lunedì 16 ottobre
    Ore 8.15: Lodi, meditazione (chiesa N. S. del Soccorso)
    Ore 9.00-12.00: Visita agli ammalati e anziani
    Ore 15.00-16.00: Visita agli ammalati e anziani
    Ore 16.00-17.00: Incontro con la comunità musulmana a Posada (Centro sociale)
    Ore 17.15: Visita al cimitero
    Ore 18.00: Santa Messa (chiesa N. S. del Soccorso)
    Ore 19.00: Incontro con il mondo della cultura, turismo e sport (polisportive, club, associazioni, pesca, cacciatori) presso l’Auditorium comunale
    Ore 21.00: Incontro con i comitati parrocchiali
  • Martedì 17 ottobre
    Ore 8.15: Lodi, meditazione (chiesa N. S. del Soccorso)
    Ore 9.00-12.00: Visita agli ammalati e anziani
    Ore 15.00-16.00: Incontro con i membri della Caritas parrocchiale
    Ore 16.00-17.00: Visita agli ammalati, anziani e famiglie a San Giovanni di Posada
    Ore 18.00: Santa Messa – Borgata San Giovanni
    Ore 19.00: Incontro con i ragazzi del catechismo, gli scout, l’oratorio e conclusione dell’anno celebrativo del gesuita di Posada Padre Giovanni Giuseppe Coco.
    Dedicazione della piazza a “P. Giovanni Giuseppe Coco” a Coghe Fae
    Ore 20.30: Incontro con la comunità capi scout
  • Mercoledì 18 ottobre
    Ore 8.15: Lodi, meditazione (chiesa N. S. del Soccorso)
    Ore 9.00-12.00: Incontro con l’Amministrazione comunale e dipendenti.
    Sopralluogo presso l’Area di “S’Olivare”, destinata per i nuovi edifici della chiesa, della casa canonica e dei locali di ministero pastorale
    Ore 15.30-16.30: Incontro con gli educatori dell’oratorio. Visita al nuovo campetto parrocchiale
    Ore 16.30-17.30: Incontro con le catechiste e ministri straordinari
    Ore 18.00: Santa Messa (chiesa N. S. del Soccorso)
    Ore 19.00: Incontro con il mondo del lavoro (Centro sociale)
  • Venerdì 20 ottobre
    Ore 8.15: Lodi, meditazione (chiesa N. S. del Soccorso)
    Ore 9.00-12.00: Incontro con i ragazzi delle scuole
    Ore 12.30: Visita al Banco di Sardegna e all’Ufficio postale
    Ore 15.00: Incontro con la frazione di Sas Murtas
    Ore 18.00: Santa Messa (chiesa di San Salvatore da Horta)
    Ore 19.00: Momento conviviale
  • Sabato 21 ottobre
    Ore 8.15: Lodi, meditazione
    Ore 9.00-10.30: Incontro con la confraternita Nostra Signora del Rosario
    Ore 10.30-11.30: Incontro con la Polizia presso il Commissariato
    Ore 16.30: Incontro con le famiglie (chiesa N. S. del Soccorso)
    Ore 18.00: Santa Messa (chiesa N. S. del Soccorso).
    Rito di ammissione tra i candidati al diaconato permanente di Fabrizio Ungredda (chiesa Sant’Antonio)
  • Domenica 22 ottobre
    Ore 10.30: Santa Messa Saluto della comunità a don Antonello Tuvone in partenza per la missione in Argentina (Auditorium comunale).
    Conclusione della Visita pastorale
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