Amoris Lætitia, capitolo VIII

Accompagnare, discernere e integrare la fragilità

 

Nell’ottavo capitolo dell’Amoris Lætitia, dedicato alla fragilità dell’amore, papa Francesco indica tre verbi come fondamentali nell’affrontare situazioni di fragilità, complesse o irregolari: accompagnare con attenzione e premura i figli più fragili segnati dall’amore ferito e smarrito; discernere tra le tante situazioni irregolari e di fragilità; integrare tutti in modo che trovino il proprio modo di partecipare alla comunità ecclesiale. La Chiesa infatti deve ridare fiducia e speranza a coloro che hanno smarrito la rotta o si trovano in mezzo alla tempesta, senza dimenticare che spesso «il lavoro della Chiesa assomiglia a quello di un ospedale da campo».
Il Papa, in questo capitolo, dopo aver riaffermato il significato del matrimonio cristiano, sottolinea che vi sono altre forme di unione che non corrispondono al suo ideale, mentre alcune lo realizzano solo in modo parziale, e quindi afferma che la Chiesa «non manca di valorizzare gli elementi costruttivi in quelle situazioni che non corrispondono ancora o non più al suo insegnamento sul matrimonio».
Più in generale il Papa fa una affermazione estremamente importante per comprendere l’orientamento e il senso dell’Esortazione: cioè, considerando la varietà delle situazioni concrete, il Sinodo o l’Esortazione non hanno inteso introdurre una nuova normativa generale di tipo canonico, applicabile a tutti i casi, ma raccomandare soltanto «un nuovo incoraggiamento ad un responsabile discernimento personale e pastorale dei casi particolari». Ora, nel discernimento di alcune situazioni dette “irregolari”, non bisogna credere che si intenda «ridurre le esigenze del Vangelo», infatti bisogna tener conto che «la Chiesa possiede una solida riflessione circa i condizionamenti e le circostanze attenuanti. Per questo non è più possibile dire che tutti coloro che si trovano in qualche situazione cosiddetta “irregolare” vivano in stato di peccato mortale, privi della grazia santificante». Infatti «a causa dei condizionamenti o dei fattori attenuanti, è possibile che, entro una situazione oggettiva di peccato – che non sia soggettivamente colpevole o che non lo sia in modo pieno – si possa vivere in grazia di Dio, si possa amare, e si possa anche crescere nella vita di grazia e di carità, ricevendo a tale scopo l’aiuto della Chiesa». E, sulla «logica della misericordia pastorale», il Papa afferma con forza: «A volte ci costa molto dare spazio nella pastorale all’amore incondizionato di Dio. Poniamo tante condizioni alla misericordia che la svuotiamo di senso concreto e di significato reale». Ecco allora che nel trattare i temi più delicati bisogna disporsi in un atteggiamento capace di discernere, comprendere, perdonare, accompagnare, sperare, e soprattutto integrare.
Papa Francesco invita quindi i fedeli che vivono situazioni complesse ad accostarsi con fiducia a un colloquio con i loro pastori o con laici che vivono dediti al Signore. Così avranno modo di comprendere meglio quello che sta succedendo e potranno scoprire un cammino di maturazione personale. Allo stesso tempo i pastori devono «ascoltare con affetto e serenità, con il desiderio sincero di entrare nel cuore del dramma delle persone e di comprendere il loro punto di vista, per aiutarle a vivere meglio e a riconoscere il loro posto nella Chiesa».
Le riflessioni di questo capitolo ci sollecitano e ci interrogano sul nostro coinvolgimento nella pastorale diocesana, considerato che in diocesi abbiamo un alto tasso di divorzi, convivenze, famiglie ferite. È significativo il titolo del progetto pastorale diocesano che dobbiamo sentire come nostro: “Le sfide esistono per essere superate”, e questa è veramente una grande sfida.

 Tore e Loredana Marcìa

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