Amoris Lætitia, capitolo I

La famiglia alla luce della Parola

«La Bibbia è popolata da famiglie, da generazioni, da storie di amore e di crisi familiari, fin dalla prima pagina, dove entra in scena la famiglia di Adamo ed Eva, con il suo carico di violenza ma anche con la forza della vita che continua, fino all’ultima pagina dove appaiono le nozze della Sposa e dell’Agnello». Inizia così il primo capitolo dell’Esortazione apostolica Amoris lætitia in cui papa Francesco riflette sulla famiglia a partire dalle Sacre Scritture.
Facendosi guidare dal Salmo 128, che ancora oggi si proclama sia nella liturgia nuziale ebraica che in quella cristiana, il Papa varca la soglia della famiglia seduta intorno alla mensa festiva. Prendendo spunto dalle situazioni descritte nel salmo, richiama il progetto originario di Dio che ha creato l’uomo a sua immagine e l’ha creato maschio e femmina, e, sorprendentemente, l’“immagine di Dio” ha come parallelo esplicativo proprio la coppia “maschio e femmina”. La coppia, che ama e genera la vita, manifesta il Dio creatore e salvatore e la relazione feconda della coppia diventa un’immagine per scoprire e descrivere il mistero di Dio Trinità che è comunione d’amore. E la famiglia è il suo riflesso vivente.
Papa Francesco, citando il secondo capitolo della Genesi, riflette sulla solitudine di Adamo nel giardino dell’Eden, solitudine che è risolta solo nell’incontro con un volto, con un “tu”, con una donna, in un rapporto di dialogo e reciprocità. I due insieme formano la famiglia il cui frutto dell’amore si incarna nei figli: il Papa, riprendendo il salmo, mette in evidenza l’importanza dei figli all’interno della famiglia.
La riflessione continua richiamando la dimensione di “Chiesa domestica” che emerge dal Nuovo Testamento, dove si parla della «Chiesa che si riunisce nella casa» in cui si prega insieme e in cui Dio si presenta con la sua benedizione. Indimenticabile è la scena dipinta nell’Apocalisse: «Sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me» (Ap 3,20).
La Bibbia considera la famiglia anche come sede della catechesi dei figli, il luogo dove i genitori diventano i primi maestri della fede per i loro figli in un lavoro “artigianale”, da persona a persona. Questo ci interpella direttamente e ci mostra come sia necessaria la formazione degli adulti, dei catechisti e dei genitori, formazione che possiamo seguire impegnandoci nel Progetto pastorale diocesano.
«L’idillio presentato dal Salmo 128 non nega una realtà amara che segna tutte le Sacre Scritture». Infatti nella famiglia è presente anche il dolore, il male e la violenza. È a causa del peccato che la relazione d’amore tra l’uomo e la donna si trasforma in un dominio e vediamo la stessa Bibbia attraversata da sofferenza e sangue: il fratricidio di Caino, i litigi tra i figli e le spose dei patriarchi, le tragedie della famiglia di Davide, ecc. Anche nel Vangelo è presente la sofferenza della malattia e della morte. Questo ci mostra come la Parola di Dio non è «una sequenza di tesi astratte, bensì una compagna di viaggio anche per le famiglie che sono in crisi o attraversano qualche dolore, e indica loro la meta del cammino».
Continuando la sua meditazione sul Salmo 128, papa Francesco riflette sul lavoro: «Della fatica delle tue mani ti nutrirai, sarai felice e avrai ogni bene», recita il salmista. Infatti già nella creazione Dio pone l’uomo nel giardino dell’Eden perché lo coltivi e lo custodisca. Il lavoro rende possibile lo sviluppo della società, il sostentamento della famiglia e anche la sua stabilità e la sua fecondità. Purtroppo non manca la disoccupazione e la precarietà lavorativa, come vediamo anche nel racconto in cui Gesù descrive gli operai che attendono, oziando nella piazza del paese, che qualcuno li chiami a lavorare. Anche noi se ci guardiamo attorno, nel nostro territorio, nel nostro paese, vediamo in quale situazione di precarietà vivono i nostri figli, infatti tanti di loro sono disoccupati o sono costretti a cercare lavoro lontano dalla loro famiglia d’origine, oppure si accontentano di un lavoro precario e sottopagato. O ancora vediamo come il nostro territorio soffra per la presenza di tante famiglie che sono rimaste senza lavoro. Non solo, quando l’uomo si comporta da tiranno nei confronti della natura, allora provoca tanta devastazione intorno a sé.
Il primo capitolo dell’Amoris lætitia si conclude sottolineando che Cristo ha introdotto la legge dell’amore e il dono di sé agli altri come segno distintivo dei suoi discepoli. In questo modo la famiglia umana diventa una «comunione di persone immagine dell’unione tra il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. L’attività generativa ed educativa è, a sua volta, un riflesso dell’opera creatrice del Padre. La famiglia è chiamata a condividere la preghiera quotidiana, la lettura della Parola di Dio e la comunione eucaristica per far crescere l’amore e convertirsi sempre più in tempio dove abita lo Spirito».

Tore e Loredana Marcìa

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