Amoris Lætitia, capitolo III

Lo sguardo rivolto a Gesù: la vocazione della famiglia

 

Il terzo capitolo dell’Amoris Lætitia ci esorta alla gioia di vivere in famiglia il primo annuncio, «il più attraente e allo stesso tempo il più necessario» da proclamare sempre con nuova freschezza. Tutta la formazione cristiana deve essere permeata dell’annuncio dell’amore di Cristo. Infatti, con lo sguardo rivolto a Gesù, la famiglia scopre la sua vera identità e si plasma come argilla a immagine di Cristo.
Così dice Papa Francesco a tale proposito: «Perciò desidero contemplare Cristo vivente che è presente in tante storie d’amore, e invocare il fuoco dello Spirito su tutte le famiglie del mondo». Spesso noi famiglie non abbiamo consapevolezza del grande dono d’amore che abbiamo ricevuto da Cristo, un dono che deve nutrirsi della sua presenza e che dobbiamo custodire con cura.
Il Vangelo ci mostra la Santa Famiglia di Nazaret che, con semplicità e sacrificio, ha portato a compimento il progetto di Dio. Tanti episodi ci rendono partecipi della vita di Gesù in famiglia, dell’amore profondo, ma anche delle difficoltà presenti. Contemplando il mistero della famiglia di Gesù possiamo capire l’importanza di alcuni valori da preservare nel matrimonio: l’indissolubilità, la sacramentalità, la trasmissione della vita e l’educazione dei figli.
I padri sinodali ricordano che, nel Nuovo Testamento, Gesù ha riaffermato l’importanza dell’indissolubilità dell’unione matrimoniale, non come valore morale e “giogo” da sopportare ma piuttosto come dono reciproco. Come sottolinea il documento Gaudium et Spes, gli sposi uniti in Cristo ricevono il dono dello Spirito che li rende capaci di vivere in pienezza la reciproca appartenenza.
Oggi il sacramento del matrimonio è spesso svuotato del suo reale valore e ridotto a semplice convenzione sociale, mentre esso è una vocazione. Gli sposi sono come consacrati e il matrimonio deve scaturire da una scelta meditata, frutto di un discernimento vocazionale.
Lo stesso Progetto pastorale diocesano raccomanda particolare cura alla formazione dei fidanzati al matrimonio, attraverso un percorso di fede ed evangelizzazione, che li aiuti ad avere maggiore consapevolezza della bellezza della loro scelta, ma anche della responsabilità di cui gli sposi cristiani sono investiti.
L’esortazione Familiaris Consortio chiarisce che, scegliendo il sacramento, rispondiamo alla chiamata di Cristo e la nostra unione diviene segno imperfetto dell’amore tra Cristo e la Chiesa. Siamo pertanto chiamati a rispondere con impegno e forza, ricordandoci che lo Spirito ci dona la grazia necessaria per superare le difficoltà.
Ci devono far riflettere i dati sul significativo numero di separazioni nella nostra diocesi e sulle numerose coppie che scelgono la convivenza, spesso rinunciando al dono della fecondità.
L’enciclica Humanae Vitæ ci ricorda che la carità coniugale non può prescindere dall’apertura alla fecondità e che gli sposi sono tenuti a riconoscere la propria paternità, come responsabilità nei confronti di Dio, di se stessi, verso la famiglia e la società intera.
I padri sinodali hanno, pertanto, ribadito il diritto-dovere dell’essere genitori, custodi insostituibili del processo di crescita dei propri figli, primi responsabili dell’educazione alla vita e alla fede, nonché dell’istruzione. A noi genitori spetta il compito di scegliere, per i nostri figli, percorsi che favoriscano una formazione integrale e di collaborare, in un rapporto di corresponsabilità, con le altre agenzie educative: scuola, parrocchia, gruppi sportivi…
La Chiesa è chiamata a farsi prossima alle famiglie e sostenerle nella loro missione educativa.
A noi famiglie che, pur vivendo le fragilità e contraddizioni della società, teniamo fede alla nostra promessa d’amore con gioia, la responsabilità di testimoniare e trasmettere con entusiasmo la bellezza dell’amore per sempre, vincendo atteggiamenti di vergogna, paura, indifferenza e chiusura che spesso ci impediscono di essere “luce” per le giovani famiglie, le “famiglie ferite” e quelle che si trovano in “situazioni imperfette”. «L’amore vissuto nelle famiglie è una forza permanente per la vita della Chiesa e…rende unica e insostituibile la risposta alla vocazione della famiglia», tanto per la Chiesa quanto per l’intera società.

Gianna e Giacomo Medde

 

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