Amoris Lætitia, capitolo IV

L’amore nel matrimonio

 

Nel capitolo quarto dell’Amoris Lætitia il Papa si sofferma a parlare in tono adeguato dell’Amore, non come realtà magica ed evanescente ma in termini assolutamente concreti mettendo a nudo le difficoltà quotidiane e quelle più sofferte. Ha voluto scrutare la realtà dell’amore coniugale meditando l’Inno alla Carità di San Paolo (1 Cor 13,4-7) da cui proponiamo un sunto:
La Carità è Paziente e Benevola. Coltiviamo la pazienza per non essere impulsivi e aggressivi, non pretendiamo relazioni idilliache o persone perfette, riconosciamo che come noi anche l’altro ha diritto a vivere così com’è. L’amore spinge sempre a compassione, ad accettare il prossimo come parte della creazione. Sperimentiamo senza paura la felicità di donarci senza misurare, senza esigere ricompense, cerchiamo il gusto di dare e servire, l’amore ci rende dinamici e creativi promuovendo gli altri.
La Carità non è invidiosa, non si vanta né si gonfia. L’amore ci porta a non temere l’altro, a godere del bene altrui superando il nostro egocentrismo, ci libera dall’amarezza dell’invidia capendo che ognuno ha doni differenti. Chi ama si prende cura del debole, evitando la competizione e il dominio sugli altri.
La Carità non manca di Rispetto, non cerca il proprio interesse e non si adira. L’amore ci dona il linguaggio benevolo di Gesù che consola e incoraggia con delicatezza e rispetto. Essere altruisti non significa mancare di amore a se stessi, doniamo ciò che abbiamo ricevuto. Con l’amore combattiamo l’ira, rispondiamo al male augurando il bene, non lasciamo che tramonti il sole senza aver cercato la pace.
La Carità non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia, ma si Rallegra della Verità. Di fronte alle debolezze altrui non cediamo al rancore dentro di noi che genera tensioni e divisioni nella vita familiare. Per poter perdonare è importante riconciliarsi con se stessi, con la propria storia accettando i propri limiti. Solo l’amore ci rallegra della felicità e della gioia di ognuno.
La Carità scusa tutto, ha fiducia, spera e sopporta. Il giudizio ci intrappola nell’infelicità. Non danneggiamo l’immagine dell’altro, con amore gli sposi mostrino il lato buono del coniuge, accettando che l’altro mi ama come può. Diamo al coniuge e ai figli la propria fiducia, per essere se stessi, sentirsi apprezzati senza inganni, come creatura di Dio. La carità ci mantiene saldi in mezzo ad un ambiente ostile, e forti per spezzare la catena dell’odio. Un amore debole che non si fonda sulla carità coniugale cede spesso alla cultura del provvisorio perché incapace di lottare e rinnovarsi, per questo il Papa ha voluto incoraggiare gli sposi affinché l’indissolubilità del matrimonio non sia sentita come un fardello che grava pesantemente sulle loro spalle, ma come una grazia che deriva dal sacramento, e che è destinata a «perfezionare l’amore dei coniugi» (89). Il matrimonio non è una formalità o una tradizione, è il Sacramento garante della nostra unione e della nostra famiglia per sempre. A questo riguardo il Papa ha saputo discernere e affermare sapientemente che «non si deve gettare sugli sposi il tremendo peso di dover riprodurre in maniera perfetta l’unione che esiste tra Cristo e la sua Chiesa, perché il matrimonio come segno implica un processo dinamico che avanza gradualmente con la progressiva integrazione dei doni di Dio» (122). Infatti il matrimonio nella debolezza degli sposi conosce il peccato, il fallimento, la discesa negli abissi delle nostre miserie, ma «questo legame tra cielo e terra» ci aiuta a risalire e rialzarsi più forti di prima attraverso il perdono, sempre coscienti di essere investiti della Grazia del Sacramento che ricostruisce senza rattoppi e fa nuove tutte le cose. È da tener presente che l’odierna cultura individualista, sempre più improntata al possesso e al godimento non aiuta gli sposi, è palese che ci sia oggi un attacco al matrimonio e alla famiglia ad ampio raggio ma siamo chiamati a non conformarci alla mentalità comune, a credere che «la famiglia non è un problema ma un’opportunità». Sono note dolenti della realtà concreta in cui viviamo, nella quale calano i matrimoni, diminuiscono le nascite e cresce il numero dei divorzi, si sminuisce poi il celibato a situazione individualista di comodo che ha interesse solamente ad attrattive di un momento. Davanti a tutto questo gli sposi sono una testimonianza viva della disponibilità generosa al prossimo. In molti pensano che in questi ultimi anni a giocare un ruolo fondamentale sulla tenuta dei matrimoni sia stata la crisi economica, ma il Papa ci aiuta a riflettere e a tal proposito scrive: «Le crisi coniugali frequentemente si affrontano in modo sbrigativo e senza il coraggio della pazienza, della verifica, del perdono reciproco, della riconciliazione e anche del sacrificio» (41).
Sperimentando il perdono di Dio non per i nostri meriti ma in maniera gratuita e senza condizioni, potremmo perdonare con carità chi con noi è stato ingiusto.

Mariella e Salvatore Sedilesu

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