Chiesa della Madonna della Solitudine

Nuoro

 

“Sai che cosa devo dirti, Maria Concezione? Tu sei un po’ come la vita: tu mi capisci: tutti guardano alla vita, con la speranza di riceverne piacere, denari, amore: mentre invece la vita, in fondo, ci sfugge e non ci dà che delusioni e spesso dolore. Mio nonno, i miei fratelli, altri, forse, guardano a te per la tua fortuna, e ti credono una donna che oltre ai denari, può dare anche la felicità. Mentre anche tu sei una povera creatura debole e infelice

La Chiesa della Solitudine, Ilisso, 2011 – pag …

Date utili / festività

Lunedi- Domenica dalle ore 9:00 alle ore 12:00 e dalle ore 14:00 alle ore 19:00

Cenni storici

La Chiesa della Solitudine (sa Solidae in sardo) è una piccola chiesa campestre situata ai piedi del Monte Ortobene, a Nuoro, in Sardegna. La chiesa è stata costruita nel XVII secolo, ma è stata riprogettata nel XX secolo da Giovanni Ciusa Romagna per custodire le spoglie della scrittrice Grazia Deledda, che fu particolarmente legata a questo luogo.

La chiesa ha un'unica navata con un soffitto in travi lignee e un abside semicircolare. Le pareti sono bianche e presentano degli archi con la volta a tutto sesto, all'interno dei quali si trovano le tavole raffiguranti la via crucis. Il portale in bronzo è opera dello scultore sassarese Eugenio Tavolara. La facciata in marmo è sobria, con un'unica luce rettangolare posta al centro, sormontata da un piccolo campanile.

All'interno del piccolo santuario è conservata la campana originale dell'antica chiesa, in bronzo. Fu realizzata dal maestro campanaro Giovanni Pira e commissionata da Perdita Basigheddu, una donna nuorese accusata di stregoneria e inizialmente condannata al carcere a vita, ma poi riconciliata con la chiesa nel 1605.

Sono inoltre presenti tre incisioni mariane, la prima delle quali raffigura una Madonna Addolorata in visita alla Croce vuota. La Vergine è coperta da un lungo mantello che le copre anche il capo, quasi a celarsi. La seconda incisione raffigura la Vergine con in braccio il Bambino che emerge da una cassapanca retta da due uomini in costume spagnolo; questa raffigurazione è caratteristica della Madonna d'Itria, il cui culto era presente a Nuoro fino al secolo scorso. Sull'Orthobene esistono ancora i ruderi della chiesa con questa intitolazione.

A pochi metri dalla chiesa si trova il monumento intitolato "Andando via" ideato dall'artista sarda Maria Lai dedicato a Grazia Deledda.
«Sull’alto varco quadrangolare, su cui si staglia disegnata nel cielo una geografia – ha scritto l’artista – bisogna entrare attraverso quei mondi, quelle linee stellari. Come un invito a lasciare le ansie e spaziare in un’altra dimensione». Scrive ancora la Lai  «La sensazione iniziale è come di disorientamento, soprattutto di fronte all’affollarsi delle immagini di personaggi della vita nuorese, figure stilizzate di donne e pastori, di capre e telai, e ancora scritture. Quello spazio stretto e alto si anima e prende vita il nostro passato e il nostro futuro. Ci coinvolgono le storie, i paesaggi, gli sguardi lontani e le sensazioni. Ogni segno evoca metafore. In ogni immagine c’è l’uomo con tutte le sue domande e la sua ansia d’infinito».

Infine, proprio a lato della chiesa, parte il sentiero 101 che porta, attraverso il bosco, fino in cima al monte, sotto la statua del Redentore.

 

Bibliografia

  • Deledda, La chiesa della solitudine, Milano, Treves, 1936; Nuoro, ILISSO, 2008;
  • Altea, M. Magnani, Eugenio Tavolara, Nuoro, ILISSO, 1994;
  • Giovanni Ciusa Romagna. Il sentimento del colore, G. Ciusa Fois e M. Ciusa (a cura di), Venezia, Il Cardo Editore, 1996;
  • Altea, M. Magnani, Pittura e scultura dal 1930 al 1960, Nuoro, ILISSO, 2000;
  • M.L. Frongia, Giovanni Ciusa Romagna, Nuoro, ILISSO, 2005;
  • Eugenio Tavolara e il mondo magico, catalogo della mostra a cura di G. Altea e A. Camarda (Nuoro, Museo Tribu, 21 dicembre 2011-30 aprile 2012), Nuoro, ILISSO, 2012;
  • Nuoro e il suo volto, O. Alberti e A. Caocci (a cura di), Sassari, Carlo Delfino Editore, 2014.
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