Bassetti: «Camminare insieme, la pedagogia della Chiesa»

“Siamo qui per evocare un fatto che sta riguardando tutta la Penisola, invasa da un esercito pacifico”. Con questa immagine il card. Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei, ha descritto le decine di migliaia di giovani che, da tutte le diocesi italiane (195 su 226), stanno convergendo a Roma per la “due giorni” di incontro con il Papa, in vista del Sinodo, al Circo Massimo e in piazza San Pietro. “La cosiddetta ‘generazione Gmg’, per certi versi, è finita”, ha detto don Michele Falabretti, responsabile del Servizio Cei per la pastorale giovanile (Snpg), esortando a non farsi prendere dalla “depressione pastorale”: occorre “far evolvere quello che si è vissuto nella Gmg, dargli forma e significato nuovi, trovare il modo di coinvolgere i territori e le Chiese locali”. È nato così l’itinerario di preparazione dei pellegrinaggi delle diocesi italiane verso Roma, in modo da “pregare insieme per il Sinodo”.
Bassetti ha concluso la conferenza stampa esprimendo, a nome della Chiesa italiana, “sgomento” e “sdegno” per gli incidenti avvenuti ieri in Puglia e a Bologna. “Occorre fare giustizia”, il grido del cardinale: “Gli esseri umani non possono vivere in tuguri come topi”. “Il popolo italiano non è razzista”, ha detto a margine ai giornalisti: è solo impaurito, e la paura paralizza, trasforma l’altro in un ostacolo o un nemico.
Una grande pedagogia. Il presidente della Cei ha definito la scelta della Chiesa italiana una “grande pedagogia”. “Il camminare insieme è formativo per i ragazzi”, ha spiegato a proposito dei pellegrinaggi che i giovani stanno compiendo in questi giorni dal Nord al Sud della Penisola. Pedagogica è anche la modalità dei pellegrinaggi, che “non soltanto sono la visita ai luoghi, ma anche alle persone, ai santi del territorio, ai luoghi della sofferenza”, ha fatto notare Bassetti. “Anche tanti vescovi camminano con i giovani, in maglietta”, ha aggiunto a proposito della presenza all’incontro di 120 vescovi. “È il modo migliore per prepararsi al Sinodo”, ha garantito il cardinale, sottolineando che l’età dei ragazzi va dai 16 ai 29 anni. “I giovani non sono un oggetto di cui la Chiesa si interessa, ma un soggetto vivo”, ha puntualizzato sulla scia di quanto ha chiesto ai giovani Papa Francesco in vista dell’importante appuntamento di ottobre: “Saranno loro a dirci cosa vogliono dalla Chiesa”, ha proseguito. “Giovani e Chiesa devono sempre più sentirsi alleati”, l’auspicio di Bassetti, che ha citato Paolo VI e l’affinità da lui stabilita tra la Chiesa, sempre giovane grazie allo Spirito Santo, e i giovani. “Ci aspettiamo molto da questo incontro”, ha concluso il presidente della Cei elogiando la “accurata” preparazione di questo evento in tutte le diocesi: “Non perché abbiamo voglia di contarci”, ha precisato, “ma perché abbiamo voglia di ascoltare un messaggio fresco, dal Papa e dai giovani, che vanno verso una primavera della storia e dell’umanità. E noi ci andiamo con loro”.
“Il mondo attuale è segnato dal soggettivismo, non dall’incredulità, e tutto questo soggettivismo porta a una visione di vita sganciata dalla fede”. La “scommessa grande”, allora, “per il Papa, per la Chiesa, per gli educatori è riagganciare al soggettivismo le esigenze della fede”. Bando al pessimismo: bisogna fare come Francesco, che “non ha una visione pessimistica, ma realistica dei ragazzi”, che “non chiedono tante cose: chiedono di essere riconosciuti”. “E noi non siamo capaci di dare loro questo riconoscimento”, la denuncia: “Ci sono tanti ragazzi che rimangono in un angolo, che stanno aspettando il loro turno, e forse il loro turno non arriva”.
“L’Italia, così come è ora, è sempre meno un Paese per giovani”. Interpellato sulle migrazioni, Bassetti ha fatto notare che oggi “si fa fatica a trattenere i giovani”. Nel nostro Paese, infatti, “si stanno invertendo i tempi come nel passato, quando i nonni dei nostri ragazzi migravano per lavoro, poi c’è stata la generazione del benessere che ha caratterizzato i loro genitori. Adesso i giovani sono tornati a fare quello che facevano i loro nonni”. L’Italia, inoltre, è diventato un Paese che “fa fatica ad accogliere i migranti che vengono dal Sud del mondo spinti da guerra e povertà. Il fenomeno migratorio è così complesso, strutturale e non emergenziale, che vede coinvolta non solo l’Europa, ma tutto il mondo”. Per l’incontro dell’11 e del 12 agosto con il Papa, ha annunciato Falabretti, sono stati coinvolti anche i ragazzi migranti presenti sul nostro territorio.
Gli arrivi e il programma. Alcuni giovani che si sono messi in cammino arriveranno a Roma venerdì sera e dormiranno nelle parrocchie, ma la maggior parte arriverà sabato mattina per convergere al Circo Massimo, aperto dalle 13. Alle 16.30, dopo la testimonianza e la musica dei “The Sun”, è previsto l’arrivo di Papa Francesco, che farà il giro dell’area e salirà sul palco, per un tempo di dialogo e di confronto “botta e risposta” con i giovani, che presenteranno in gruppo al Papa le loro riflessioni. Alle 19.45 l’inizio della Veglia per il Sinodo. Francesco lascerà il Circo Massimo alle 20.30, subito dopo per i giovani ci sarà lo spazio della cena. Alle 21.30 il momento di festa, che sarà aperto dalla Banda Rulli Frulli che canteranno con i Perturbazione, poi i più famosi Clementino, Alex Britti e Mirkoeilcane. Presenta Andrea Delogu. Subito dopo il concerto, la Notte bianca in 19 chiese romane, con confessioni, adorazione, incontri e scambi di riflessione. Domenica 12, piazza San Pietro sarà aperta dall’alba. Alle 9.30 la messa celebrata dal card. Bassetti, che terminerà con l’Angelus del Papa, atteso in piazza mezz’ora prima. Al termine della preghiera mariana, Francesco benedirà i doni che la Chiesa italiana fa a Panama per la prossima Gmg, in programma a gennaio del 2019. (M. Michela Nicolais)

© Agenzia Sir

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