Santuario di San Francesco

Lula

“Intanto madre e figlio si preparavano a sciogliere il voto a San Francesco.  La chiesa di San Francesco sorge sulle montagne di Lula. La leggenda la dice edificata da un bandito che, stanco della sua vita errabonda, promise di sottomettersi alla giustizia e di far sorgere la chiesa se veniva assolto.”

Grazia Deledda, Elias Portolu, ed. Ilisso, 2005, p.34

Date utili / festività

Il 1° maggio e il 4 ottobre, ogni anno, si svolge la novena

Il Santuario di San Francesco di Lula è uno dei più noti della Sardegna, raccontato dalla Deledda nel suo romanzo Elias Portolu. Edificato probabilmente intorno al XVI secolo nello scenario del maestoso Montalbo, la sua origine è legata alla leggenda. Si narra che un giovane nuorese, Francesco Tolu, fu accusato di un omicidio. Fuggito per evitare la condanna, Tolu si rifugiò in una grotta nelle colline di Lula, dove invocò San Francesco per aiutarlo a dimostrare la sua innocenza. Dopo aver trascorso alcuni anni in latitanza, Tolu fu finalmente scagionato e, in segno di gratitudine, fece costruire una chiesa dedicata al santo.

La chiesa originaria era di piccole dimensioni e fu ampliata e ristrutturata nel 1795 in stile barocco popolare. La facciata è divisa in tre specchi e tre ordini. L'ordine inferiore è caratterizzato da un portale lunettato racchiuso entro una cornice rettangolare. Gli specchi laterali presentano ciascuno una nicchia dove in passato erano collocate delle statue di santi. Il secondo ordine è formato da un frontone con bordi ondulati e ospita una semplice monofora. La facciata si conclude con un timpano triangolare. Il prospetto destro della chiesa è caratterizzato da profonde finestre, contrafforti, loggiati e un piccolo campanile a vela. Un tamburo ottagonale si erge al di sopra del presbiterio. L'interno della chiesa è ad aula unica voltata a botte. Al centro dell'aula è collocata una statua lignea seicentesca di San Francesco, di scuola napoletana.

Il Santuario di San Francesco di Lula è un importante luogo di culto e di devozione per i fedeli di tutta la provincia di Nuoro. Tradizionalmente, ogni anno, molti fedeli raggiungono il santuario in pellegrinaggio. Il pellegrinaggio a San Francesco di Lula è una delle più antiche e importanti tradizioni religiose della Sardegna. Si svolge due volte all'anno, il primo maggio e il 4 ottobre, e coinvolge moltissimi fedeli provenienti da tutta l'isola. Il pellegrinaggio inizia nel cuore della notte dalla chiesa della Solitudine di Nuoro, distante circa trentacinque chilometri dal Santuario. I pellegrini, a piedi o a cavallo, affrontano un percorso impegnativo che dura tutta la notte. L'arrivo al Santuario è previsto al mattino seguente, dove i pellegrini vengono accolti dai fedeli di Lula. La festa inizia con una messa solenne, seguita da una processione in cui il simulacro del santo viene portato in giro per il paese. Il pellegrinaggio è anche un'occasione per gustare le tradizioni culinarie della Sardegna.
Durante la festa vengono offerti ai fedeli piatti tipici come
su filindeu e su zurrette.

Il filindeu è una pasta tradizionale che si distingue per la sua particolare lavorazione e per la sua estrema delicatezza. L'impasto è composto da soli tre ingredienti: semola di grano duro, acqua e sale. La semola viene lavorata a mano con l'acqua fino a ottenere un impasto omogeneo e liscio. Successivamente, l'impasto viene tirato in sottilissimi fili, che vengono poi sovrapposti in tre strati diagonali e intrecciati tra loro, formando un sottile cerchio dalla superficie irregolare. I fili intrecciati vengono poi fatti essiccare su foglie di asfodelo, per circa 24 ore. Una volta essiccati, i fili vengono frantumati in piccoli pezzi, che vengono poi cotti in un saporito brodo di pecora e conditi con pecorino fresco.

Su zurrette è il sangue di pecora condito con timo selvatico, menta, formaggio casereccio e pane carasau sbriciolato, cotto all’interno dello stomaco dell'animale.

Tra i riti più suggestivi del pellegrinaggio c'è la bertula, un voto nel quale si chiede al santo di guarire un bambino malato. Il bambino viene posto in una borsa, chiamata bertula, e portato in processione. Alla fine del rito, il bambino viene pesato e l'equivalente del suo peso viene donato al Santuario in forma di offerte.

Un altro rito importante è la pesada, una sorta di sacrificio propiziatorio. In questo rito, un bambino malato viene pesato e l'equivalente del suo peso viene donato al Santuario in forma di carne di agnello o vitello.

Al termine della festa, il simulacro di San Francesco viene riportato a Nuoro. Il pellegrinaggio si conclude con un rinfresco all'aperto a s'Arbore, nelle campagne di Marreri.
La festa si conclude con il passaggio di consegne del simulacro, per l’ultimo tratto sino al capoluogo, dove il corteo percorre per tre volte il tragitto attorno alla chiesa del Rosario per poi fermarsi alla casa del nuovo priore, che custodirà lo stendardo fino al maggio successivo.

Itinerari suggeriti

condividi su