Seminario

Seminario Vescovile di Nuoro

Recapiti

Piazza Santa Maria della Neve, n. 2

08100 Nuoro

Tel. 0784 30141, email seminariovescovilenuoro@outlook.it o seminario@nuoro.chiesacattolica.it

 

Equipe dei formatori

Don Luciano Monni, rettore

Don Michele Pittalis, padre spirituale

Federico Bandinu, collaboratore

 

Alunni

Mariano Carzedda, V anno, dalla comunità parrocchiale San Giorgio in Bitti

Mattia Mossa, V anno, dalla comunità parrocchiale Santa Caterina d’Alessandria in Dorgali

Pietro Corraine, III anno, dalla comunità parrocchiale San Pietro Apostolo in Orgosolo

Antonio Fronteddu, III anno, dalla comunità parrocchiale Santa Caterina in Dorgali

Giovanni Gaia, II anno, dalla comunità parrocchiale San Giovanni Battista in Fonni

Lorenzo Bellavia, anno propedeutico, dalla comunità parrocchiale Beata Maria Gabriella in Nuoro

Ivan Loi, anno propedeutico, dalla diocesi di Lanusei

Daniele Scattu, anno propedeutico, dalla diocesi di Lanusei

Cristian Petretto, anno propedeutico, dalla diocesi di Oristano

 

Comunità delle Figlie di San GIuseppe

Suor Sandra Calia, originaria di Lula

Suor Epifania Ulargiu, originaria di Iglesias

Suor Marianna Fonteddu, originaria di Dorgali

 

Storia del Seminario

(La sintesi riportata parte dall’unica ricostruzione storica studiata al termine dei grandi lavori di restauro del Seminario minore tra il 1997 e il 2000. In tale occasione, fu pubblicato un inserto speciale al settimanale diocesano di Nuoro: cf. G. Mattana, Note storiche sul Seminario vescovile di Nuoro, in «L’Ortobene», Nuoro, n. 26 del 9 luglio 2000, nell’inserto speciale «Il Seminario riconsegnato alla diocesi e alla città», pp. 8–9.)

L’origine del Seminario minore di Nuoro è strettamente collegata alla ricostituzione in entità autonoma dell’antica diocesi di Galtelli, soppressa da Alessandro VI nel 1495, grazie alla pubblicazione della bolla Eam inter coeteras di Pio VI il 21 luglio 1779. Il documento obbligò il primo e nuovo vescovo Antioco Serra Urru, arrivato a Nuoro nel 1781, ad erigere nel capoluogo della diocesi un Seminario per la formazione del clero, secondo le prescrizioni del Concilio di Trento. Il presule utilizzò, come prima sede, una casa costruita alcuni decenni prima come luogo per gli esercizi spirituali del clero.

Il Libro Maestro, conservato nell’archivio del Seminario minore di Nuoro è molto avaro di notizie. Per avere più dettagli è necessario esaminare le relazioni che i vescovi inviavano alla Santa Sede in occasione delle visite ad limina. La prima relazione fu redatta sempre da Serra Urru e fu spedita da Nuoro il 7 luglio 1784. In questa si legge che nel 1782 fu eretto formalmente il Seminario tridentino di Nuoro e fu affidato il compito di guidare la comunità come primo rettore al canonico Francesco Giuseppe Satta Gallisay, il quale, grazie alla generosità del parroco di Orgosolo, Diego Meloni Carta, effettuò i primi lavori nella struttura e due anni dopo accolse i primi cinque seminaristi.

Simile alla suddetta è la prima relazione del vescovo Craveri del 1791, il quale si espresse in termini positivi in riferimento al Seminario, con i suoi sette alunni, e alla situazione della diocesi in generale. Però, nella seconda relazione del 1795, lo stesso vescovo presentò un quadro completamente capovolto, soprattutto a causa del clima di violenza registrato tra la popolazione, al punto che l’arciprete della cattedrale fu costretto a lasciare Nuoro e anche il pastore della diocesi fu in procinto di abbandonare la sede. Nell’ultima relazione del 1797, Craveri non trasmise particolari novità, a parte la passeggera annotazione secondo cui in quegli anni «plures habui ordinationes». In verità il Seminario era agonizzante e nel giro di pochissimo tempo fu chiuso.

A Craveri, morto nel 1801, successe nel 1803 il vescovo Solinas Nurra e dal 1801 la struttura del Seminario fu adibita a caserma. Egli accarezzò l’intuizione di costruire un nuovo edificio per il Seminario, commisionandone un primo progetto al capitano ingegnere marchese Boy; realisticamente, davanti alle scarse risorse finanziarie, presto abbandonò quest’idea ambiziosa e decise di applicare le tenui rendite per mantenere con minori spese, per tutta la durata del suo episcopato, quattro studenti nuoresi presso il Seminario di Cagliari.

Nel 1828 Giovanni Bua, già arcivescovo di Oristano, venne nominato amministratore apostolico di Nuoro con l’impegno specifico di costruire il Seminario e instaurarne la disciplina. Nella sua relazione per la Santa Sede redatta nel 1840, il vescovo fece un’ampia e dettagliata descrizione su come gli si presentò la situazione del Seminario e della diocesi dall’anno del suo ingresso. Si espresse in termini di «condizioni pietose per condividere la condizione culturale e teologica del clero». Bua si impegnò subito a cercare i fondi per poter iniziare la costruzione del nuovo edificio, finché i lavori iniziarono il 22 luglio 1829 e terminarono il 30 novembre 1831. Lasciato passare un intervallo di due anni, il Seminario fu solennemente inaugurato il 2 novembre 1833 e dedicato a santa Lucia, vergine e martire; dopo un mese fu aperto alla recezione degli alunni, circa venti, guidati da Giovanni Nieddu Bidde Pedduzza. L’impresa ottenne l’apprezzamento di tanti fedeli, i quali continuarono a dare somme non indifferenti per arredare sufficientemente l’edificio e garantire agli alunni mezzi e strumenti necessari per lo studio. L’opera di Bua fu di grande spessore culturale, spirituale e organizzativo. Oltre alla costruzione del Seminario, egli istituì le relative rendite per assicurare il funzionamento e il progetto culturale, finalizzato alla formazione intellettuale e morale degli aspiranti al sacerdozio, tra cui tanti ragazzi poveri, i quali trovarono in esso l’unica possibilità di poter affrontare e proseguire gli studi.

Dopo Bua, la sede rimase vacante dal 1852 al 1867, anno in cui venne nominato vescovo della diocesi il carmelitano Salvatore Angelo Maria Demartis. Questi, per prima cosa si preoccupò di riordinare il Seminario oramai ridotto a pochissimi alunni, tra l’altro ammessi solo per garantire vitto e alloggio. Pure la parte amministrativa era ridotta ai minimi termini, a causa delle molte passività, forse contratte nella costruzione del grande edificio. Infatti, per i beni stabili del Seminario incamerati nel demanio con la legge di conversione del 1866, sarebbe stato liquidato un assegno irrisorio: la tanca in località Marreri, l’oliveto di Badde manna, il terreno a Sa ‘e Manca furono computati con un valore decisamente inferiore alla realtà. Demartis, pur prevedendo le difficoltà a cui sarebbe andato incontro, con coraggio difese i diritti del Seminario, fino alla sentenza emessa dal tribunale cittadino. Qui il Seminario, difeso dall’avv. Gian Pietro Chironi, ottenne una nuova denuncia accettata dal demanio e contenente il valore reale dei beni e tutte le passività per una somma pari a oltre 20.000 lire. La cifra fu investita in rendita pubblica per borse di studio a favore di alunni poveri provenienti da diversi comuni della diocesi. Il Seminario ritrovò, così, un notevole sviluppo, con l’aumento degli alunni e delle ordinazioni presbiterali.

A Demartis successe, dal 1903 al 1922, il vescovo Luca Canepa. A lui si deve l’istituzione delle scuole ginnasiali interne con l’ampliamento della struttura attraverso la sopraelevazione di un ulteriore piano. Dal 1924 a guidare la diocesi fu il vescovo Maurilio Fossati, il quale istituì l’Opera delle vocazioni e si impegnò nella costruzione del locale per accogliere le suore del Seminario.

Dal 1931 al 1939 fu vescovo di Nuoro Giuseppe Cogoni. Egli organizzò la celebrazione del centenario del Seminario il 30 novembre del 1933, con la partecipazione di quasi tutti i vescovi della Sardegna. Cogoni dispose diversi restauri all’edificio e creò nuove fonti di aiuto all’amministrazione del Seminario con i convitti maschile e femminile rispettivamente affidati ai padri giuseppini e alle suore di San Giuseppe Benedetto Cottolengo, già a servizio della comunità dall’inizio del secolo. Nel 1937 arrivò l’idea di realizzare per i seminaristi uno spazio adibito a villeggiatura sul monte Ortobene di Nuoro, ma la commissione amministrativa ne prese semplicemente atto.

Sotto l’episcopato di Felice Beccaro, succeduto a Cogoni, durante i difficili anni della guerra fu possibile costruire un ulteriore piano sopra la cappella, per preservare quest’ultima dalle infiltrazioni piovane e ricavare un ampio camerone.

Nel 1947 ci fu l’arrivo del vescovo Giuseppe Melas. Grazie al potenziamento e allo sviluppo dell’Opera delle vocazioni, si poté realizzare, previo consenso della giunta tridentina firmato il 10 settembre 1947, il restauro di tutto l’edificio, con interventi strutturali e la costruzione ancora di un nuovo piano, rendendo il Seminario capace di ospitare 75–80 alunni, con spazi utili alle diverse esigenze. In questi anni, dopo il servizio delle suore del Cottolengo, ci fu l’arrivo delle Figlie di san Giuseppe di Genoni, precisamente l’11 ottobre 1952.

Altri due passaggi sono significativi nel governo di Melas: l’acquisto, nel 1961, di un’area per la costruzione del nuovo Seminario nella zona di Ugolio, alla periferia della città, dell’estensione di circa 7 ettari e per il prezzo di lire 50.000.000. Dopo sei anni, vede la luce il periodico Il Seminario, diretto dall’allora padre spirituale don Albino Sanna, come strumento di dialogo tra la comunità e la diocesi tutta, un prezioso mezzo di pastorale vocazionale.

Dopo la morte di Giuseppe Melas, giunse a Nuoro il vescovo Giovanni Melis, il quale provvedette a sostituire il rettore Salvatore Delogu dopo trent’anni di guida della comunità, nominando Salvatore Patteri, già in Seminario come assistente e poi come vice. Sono gli anni del Concilio Vaticano II in cui la Conferenza episcopale italiana pubblicò ad experimentum il documento La preparazione al sacerdozio ministeriale. Orientamenti e norme per l’attuazione del decreto Optatam totius. Anche il Seminario di Nuoro sentì il desiderio e l’esigenza di adeguarsi a questo nuovo clima ecclesiale, arricchito dalla pubblicazione nel 1980 del documento definitivo La formazione dei presbiteri nella chiesa italiana. Principi e norme.

 Intanto, per svariati motivi e per una serie di concomitanze, cessò il funzionamento della scuola interna e i seminaristi furono indirizzati a frequentare le scuole pubbliche statali.

Accanto alla continua e costante opera di manutenzione dell’edificio, furono potenziate e migliorate le strutture igieniche e venne installato in tutti i piani l’impianto di riscaldamento. Nel 1975 si procedette pure alla ristrutturazione e all’ampliamento della casa sul Monte Ortobene conosciuta come sa domo ‘e Mussennore, con la durata dei lavori protrattasi per quattro anni. Infatti, nel 1979 fu celebrata l’inaugurazione e l’intitolazione della nuova struttura a San Giovanni per il servizio della pastorale diocesana dei giovani. Inoltre, con atto pubblico del 20 ottobre 1972 fu acquistato un appezzamento di terreno di 13.200 mq a Budoni, in località Porto Ainu, per la costruzione di una residenza estiva del Seminario. I lavori iniziarono nel 1982 e nel 1986 venne alla luce un complesso funzionale e per tutte le varie attività pastorali, capace di ospitare oltre 70 persone.

Nel 1991 Melis nominò una nuova équipe educativa guidata da Albino Sanna. Con i nuovi accompagnatori, iniziò a prendere consistenza e forma il nuovo Progetto educativo per il Seminario, promulgato dal nuovo vescovo Pietro Meloni nel 1995 e frutto di tre anni di lavoro ispirati dalle indicazioni dei recenti documenti del Concilio Vaticano II, del magistero pontificio, della Conferenza episcopale italiana (specificatamente La preparazione al sacerdozio ministeriale. Orientamenti e norme del 1972), del Sinodo diocesano[3]. Dall’anno dell’approvazione del Progetto, la comunità decise di accogliere solo gli alunni dai 14 anni in su, applicando una strategia coraggiosa davanti al minimo storico delle presenze nel Seminario. Interessante la riflessione proposta dagli educatori proposta nel 1995: «La validità del Seminario non è legata al numero dei ragazzi […]. L’interrogativo che solitamente viene rivolto è “Quanti sono i ragazzi? Sono molti? Sono pochi?” L’interrogativo dovrebbe essere un altro: “Sono motivati? Sono sinceramente desiderosi di formarsi in vista del sacerdozio?”».

Nello stesso anno, il Seminario concesse in comodato gratuito alle Figlie di Maria Ausiliatrice l’immobile per il convitto femminile ubicato dentro la città, dove venne istituito il Liceo Linguistico, scuola cattolica paritaria legalmente riconosciuta in cui gli alunni del Seminario si iscrissero secondo una linea educativa specifica. Sempre con Meloni e il rettore Sanna, nel 1997 si diede inizio ai lavori di ristrutturazione interna ed esterna del Seminario. L’intervento più significativo è quello della cappella, rinnovata e adeguata alle norme liturgiche e, altresì, alle esigenze della comunità. E nel frattempo, si risolsero positivamente i contenziosi col Comune di Nuoro circa gli espropri di varie aree del Seminario avvenuti nel passato. Sempre Meloni nominò altri due rettori: Giampiero Fronteddu e Antonello Tuvone. Il primo, nel 2010, all’indomani della pubblicazione della terza edizione degli Orientamenti e norme per i seminari dal titolo La formazione dei presbiteri nella Chiesa italiana, nel 2010 redisse e pubblicò un nuovo Progetto per il Seminario minore di Nuoro; il secondo guidò la comunità durante i primi anni del mandato del nuovo vescovo Mosè Marcia, il quale successivamente affidò la responsabilità a don Luciano Monni, tutt’ora rettore per volontà di Antonello Mura, nominato vescovo di Nuoro nel 2019.

 

 

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