Il giorno di Natale, come ogni anno, il Vescovo celebrerà la Santa Messa nel carcere di Badu ‘e Carros. Forse lo troverà vuoto. Forse ci saranno solo pochi detenuti, con qualche agente penitenziario.
Voci sempre più insistenti danno conferme che si sta procedendo a ritmi serrati al trasferimento di tutti i detenuti ad altre sedi. Il motivo: avviare una ristrutturazione dei locali per farne un carcere che ospiti SOLO detenuti sottoposti al 41bis!
Le voci sono molteplici e le fonti credibili, non solo in Sardegna. Come anche il via vai di pullman che si spostano da Nuoro. Due più due, continua a fare quattro.
Dico a voce alta che sarebbe un colpo alla città e a tutto il territorio. Spero di sbagliarmi, mi auguro di essere smentito.
Tutto avverrebbe come un fulmine a ciel sereno. Spiazzante e tremendo. E pensare che come Diocesi, tramite la Caritas, avevamo già preparato doni e spazi di incontro non solo celebrativi: tutto per accompagnare persone che sono in difficoltà, non solo per la reclusione, ma anche perché necessitano di affetto, dialogo, fiducia.
Questa città non merita di diventare una “grande enclave”, etichettata come 41bis. Inaugurando, tra le case, un futuro che non vede più il carcere come luogo per riabilitarsi, ma solo per esistere come sepolti vivi.
La fatica di costruire rapporti umani, la ricerca di condivisione con chi ci sta attorno – anche con chi, avendo sbagliato, va recuperato un giorno o l’altro alla convivenza civile – si scontra con la scelta di costruire barriere, muri di separazione, che dividono e che contrappongono, esasperando gli animi e alimentando una società spietata.
Perché dovrebbe avvenire tutto questo? Perché improvvisamente? Perché a Nuoro? Questa città ha accettato, da tempo, di convivere con un “carcere umano”, adottandolo come luogo di incontro, di sensibilità e di volontariato. Perché rovinare tutto? Spero e credo che non sia una decisione “nostra”, che non dipenda cioè da noi sardi. Oso pensare che ci si possa ricredere.
In discussione, giusto ribadirlo, non è la possibilità che uno Stato metta in atto “restrizioni necessarie per il soddisfacimento” delle esigenze di sicurezza di tutti i cittadini – a Nuoro esiste già un’ala del carcere denominato 41bis – ma che un intero carcere venga destinato a questo scopo, mettendo in atto un trattamento che sa più di annientamento della persona che di rieducazione. Se in una città si avesse un carcere così, esso non aiuterebbe e non educherebbe nessuno. Legittimerebbe una società spietata e senza futuro. Ripeto: spero di sbagliarmi, mi auguro di essere smentito.
“Mentre si avvicina la chiusura dell’Anno giubilare, dobbiamo riconoscere che nel mondo carcerario c’è ancora tanto da fare”, ha affermato papa Leone XIV domenica 14 dicembre, in occasione del giubileo dei detenuti. Aggiungendo che “sono molti a non comprendere ancora che da ogni caduta ci si deve poter rialzare, che nessun essere umano coincide con ciò che ha fatto e che la giustizia è sempre un processo di riparazione e di riconciliazione”.
Nuoro 17.12.2025
+ Antonello Mura, Vescovo

