Evangelizzazione e nuovi linguaggi

Si è chiuso con l’incontro dell’otto aprile il primo ciclo delle Giornate di formazione per gli operatori di pastorale. Nel primo dei tre appuntamenti il preside della Facoltà Teologica di Cagliari padre Maurizio Teani aveva presentato la Evangelii Gaudium di Papa Francesco, mentre don Renato Butera, docente di Giornalismo e Cinema alla Pontificia Università Salesiana, e suor Anna Mariani, dottoranda in Scienze delle Comunicazioni Sociali, hanno affrontato il tema dell’evangelizzazione nell’ottica dei nuovi linguaggi di comunicazione.
Nuove opportunità. Il momento di crisi che sta attraversando la catechesi, specie quella per i ragazzi, può essere considerato come occasione di autocritica e verifica e portare a un nuovo modo di proporre il Vangelo. «Sarebbe sbagliato, dato il clima in cui i ragazzi vivono, continuare a replicare i contenuti senza aggiornar i linguaggi – ha affermato don renato Butera. Dobbiamo essere testimoni credenti e credibili ma non possiamo partire da noi ma dalle necessità dei ragazzi, dai loro sogni, necessità, dai loro linguaggi». Da qui la necessità di linguaggi nuovi e inevitabilmente l’apertura ai nuovi media: la sola parola non basta, la catechesi deve offrire itinrari che tengano presente il contesto, attirare la fantasa, trovare originalità, utilizzare schemi interattivi e multimediali.
A partire dall’analisi di una società mutata profondamente e della nuova cultura “social” come pure dall’atteggiamento della Chiesa – che è sempre stato di apertura – di fronte ai nuovi media, don Butera ne ha considerato i rischi e le ricchezze ponendo però sempre obiettivo quello dell’educazione.
I primi a dover essere educati ai nuovi media e accompagnati nella loro scoperta sono allora i formatori, le famiglie e gli operatori di pastorale (anche da qui il senso di queste giornate) che, data l’età, non sono nati in un ambiente digitale, quello nel quale sono invece immersi i ragazzi destinatari dell’annuncio.
Comunicare. Cosa comunicare? È stata questa la domanda da cui è partita la riflessione di suor Anna Mariani. «Si comunica un’esperienza, non solo un conteuto, il contenuto va dentro un’esperienza di vita e va espresso però in modo nuovo: occorre ridare un’immagine alle parole». Si dice che i giovani non abbiano antenne per Dio – ha spiegato –, forse la Chiesa ha bisogno di un linguaggio semplice e forte per interconnettersi meglio, soprattutto per intercettare il bisogno di relazione dei ragazzi.
Il lavoro di gruppo che ha concluso l’ultima giornata ha evidenziato nella sua novità di metodo anche la criticità di un approccio ancora poco utilizzato nelle nostre parrocchie e nella comunità diocesana, lontano dalla sensibilità dei più, eppure ormai imprescindibile non solo per sviluppare una catechesi nuova ma anche per rispondere al meglio a quella sinodalità che vuole essere la cifra e lo stile della Chiesa, anche di quella nuorese.

© riproduzione riservata

[Best_Wordpress_Gallery gallery_type=”thumbnails” theme_id=”1″ gallery_id=”3″ sort_by=”order” image_column_number=”2″ images_per_page=”2″ image_title=”hover” image_enable_page=”1″ thumb_width=”180″ thumb_height=”90″ popup_fullscreen=”0″ popup_width=”800″ popup_height=”500″ popup_effect=”fade” popup_interval=”5″ popup_enable_filmstrip=”1″ popup_filmstrip_height=”70″ popup_enable_ctrl_btn=”1″ popup_enable_fullscreen=”1″ popup_enable_comment=”1″ popup_enable_facebook=”1″ popup_enable_twitter=”1″ popup_enable_google=”1″ watermark_type=”none” watermark_link=”http://web-dorado.com”]

Allegati
condividi su