Chiusura della Visita Pastorale a Oliena

Amore, verità e fortezza per vivere secondo lo Spirito

La preoccupazione per le famiglie, l’invito a cercare il bene l’uno dell’altro

 

La famiglia al centro. Nel cuore della Visita alla comunità di Oliena questo il tema cui si è maggiormente rivolta la sollecitudine pastorale del Vescovo e lo si è visto anche nella Messa conclusiva di domenica 15 maggio durante la quale circa cinquanta ragazzi hanno ricevuto il sacramento della Cresima. Rivolgendosi a loro monsignor Marcia ha chiesto di vivere in famiglia lo Spirito d’amore ricevuto durante la celebrazione: «Amare – ha detto – significa cercare il bene dell’altro, quando lo facciamo siamo contenti anche noi». Come una madre si preoccupa per i bisogni del suo bambino, lo veste quando è nudo, gli dà da mangiare quando ha fame ed è felice nell’occuparsi di lui, allo stesso modo «sarebbe bello se nelle vostre famiglie ci fosse maggiore Spirito d’amore: ragazzi, cercate il bene l’uno dell’altro. Aiutate così a crescere le vostre famiglie».
Lo Spirito ricevuto nella Cresima è anche Spirito di verità – ha proseguito – una verità che rende liberi: «Siate liberi – ha detto loro – lo Spirito vi aiuta ad essere liberi dai vostri capricci, dai vostri egoismi, dai vostri tornaconto, dalle vostre chiusure. Se siamo liberi anche in famiglia c’è più voglia di vivere. E come nella polifonia ciascuno deve essere se stesso, anche in famiglia siate coerenti con voi stessi e con quello che siete, i genitori facciano i genitori, i figli facciano i figli». Non dimenticando che ci sono degli spazi anche per il silenzio, «è bello – ha sottolineato – non è mutismo ma rispetto dell’altro».
Lo Spirito fa poi dono della fortezza, «che significa essere coerenti – ha ribadito – mai testardi. Essere cristiani non è facile, ho trovato delle difficoltà anche qui, per vivere da cristiani ci vuole coraggio: amare i nemici, cambiare in bene il male che ricevete, perdonare non è dei deboli è dei forti, ci vuole fortezza per essere superiori alle offese ricevute. La fortezza ci rende miti, docili però capaci di vivere bene». Questo stile è un nuovo modo di essere famiglia, concetti ribaditi ai ragazzi con parole a loro accessibili ma già riportati con forza nell’incontro con gli imprenditori pensando in particolare all’altissimo tasso di suicidi e ai tanti drammi familiari che il paese si porta dentro. Per questo occorre «ripartire da noi stessi» – ha chiesto monsignor Marcia a una comunità in cui c’è anche tanto bene. C’è la fatica di vivere la fede, è vero, ma anche la bellezza delle famiglie che curano in casa i loro anziani e i loro malati e poi la bellezza della gioventù. «Padrini e madrine – ha detto al termine della celebrazione delle Cresime – questi ragazzi li ho incontrati a scuola, sono ragazzi in gamba: per favore genitori, padrini e madrine non sciupate questo tesoro. Loro portano a casa lo Spirito Santo, Dio amore, attenti a come vi comportate in casa, non sciupate questo dono». E se dentro le mura domestiche c’è qualche frizione, «grazie alla presenza dello Spirito, per amore dei figli, e magari con qualche momento di silenzio all’interno della coppia, tutto si può superare».
L’ultimo invito ancora una volta ai ragazzi, riferendosi alla Parola del giorno: «Avete sentito come i discepoli dopo che hanno ricevuto lo Spirito Santo aprono le porte del cenacolo escono fuori e parlano, con coraggio, e sanno comunicare con tutti, anche con quelli di lingue differenti. Dovete avere il coraggio di essere voi stessi con tutti, siate felici, siete con Dio, con lo Spirito».
Nel suo saluto finale, il parroco don Giuseppe Mattana, ha ringraziato il Vescovo anche a nome di don Luca Mele, di don Tommaso Puddu – presente alla celebrazione – e di tutto il Consiglio pastorale. «Sono state giornate intense – ha detto – nelle quali, ha toccato con mano la realtà di questa parrocchia con le sue ricche e varie articolazioni sia in ambito ecclesiale che in quello civile. Ha condiviso i momenti di preghiera e in modo particolare la presidenza dell’eucaristia. Si è fatto pellegrino nelle case degli anziani e dei malati, ha visitato famiglie provate dal lutto e dalla sofferenza, portando una presenza e una testimonianza di fede e di speranza. Ha incontrato gli amministratori, il mondo della scuola, del lavoro, le associazioni e i movimenti ecclesiali e civili, la realtà della Caritas e del volontariato. Ha potuto apprezzare l’impegno e la dedizione, ha ascoltato le ansie e le preoccupazioni soprattutto in ordine alla famiglia e alla crisi che attraversa il mondo del lavoro. Ha condiviso tanti momenti del suo tempo con noi sacerdoti. Nello stesso tempo ha potuto constatare che c’è molto ancora da fare per continuare a far crescere una comunità, che ci sono problemi in ordine ai valori morali, dell’educazione e del vasto mondo dei ragazzi e dei giovani. Al termine di questa visita certamente avrà il tempo e l’opportunità di rileggere questa esperienza per darci le opportune indicazioni. Grazie, il Signore – ha concluso – guidi i suoi passi nel continuare questa Visita nelle altre comunità della Diocesi». (fra.co.)

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