Don Emanuele Martini è sacerdote

«Il tuo sacerdozio sia lieto, appassionato, coraggioso»

 

Tre diaconi seduti di fronte al proprio Vescovo al momento dell’omelia, una scena singolare nel giorno dell’ordinazione sacerdotale di Emanuele Martini a Siniscola: accanto a lui Giovanni Cossu e Roberto Biancu che saranno consacrati rispettivamente l’otto e il sedici settembre. Come nel teatro l’impianto scenico guida lo spettatore a gustare pienamente lo spettacolo, cosi i segni anche esteriori della liturgia aiutano il fedele ad immergersi nel rito sacro. Ed ecco che monsignor Marcìa ha voluto sottolineare, con questo segno, l’unione tangibile tra l’ordinazione di Emanuele e quella di Giovanni e Roberto. A loro ha rivolto le sue parole come nel primo atto di un unico grande rito di consacrazione che si compirà nei due momenti successivi a Orgosolo e La Caletta. Grande è la gioia della Chiesa nuorese, invitata a «elevare un canto di lode, di esultanza e di gratitudine al Signore» per il dono di queste tre vocazioni. «Quanto dovremo aspettare di nuovo per avere un simile regalo divino!» – ha sottolineato il Vescovo.
Il primo grazie è al Signore, «origine di ogni vocazione, da Lui viene la grazia della perseveranza, Lui dona la forza per la preparazione, la benevolenza, l’amore e la misericordia nella formazione. Lui è l’artefice dell’ordinazione, da Lui ha inizio e prende vitalità il ministero presbiterale».
Le ordinazioni contengono un duplice messaggio per la comunità diocesana e per i sacerdoti: il primo è che Dio non lascia soli. «Il Signore ci sta dicendo che non abbiamo il diritto di perdere la fiducia – ha affermato il Vescovo –. Questo, lo sappiamo, non è un successo dovuto a chi sa quale buona organizzazione, ma non è neppure un dono imposto al nostro disinteresse». Il regalo di tre nuovi sacerdoti «non è neppure una rassicurazione numerica per un presbiterio bisognoso di avvicendamenti e di forze nuove e giovani» – ha proseguito – e se carenze e preoccupazioni ci saranno sempre niente potrà togliere la certezza che il Signore è vicino e agisce, «e dota la sua Chiesa dei doni necessari per la sua vita e il suo cammino». Questo interpella la fede, «a noi stare dentro questo Suo progetto» – ha affermato monsignor Marcìa.
Una parola rivolta a Emanuele e insieme a lui anche a tutti i presbiteri presenti alla celebrazione per ricordare quale sia la caratteristica fondamentale di un sacerdote: «essere inserito in un modo singolare nel mistero del sacrificio di Cristo, con una unione personale a Lui». Questa comporta ed esige un cammino di crescita per diventare “sempre più stretta”.
Celebrare ogni giorno la Messa non significa allora «svolgere una funzione rituale, ma compiere una missione che coinvolge interamente e pienamente l’esistenza», vivendo ciò che ha sperimentato Cristo in prima persona, in sintesi dando la propria vita per gli uomini. «Stampati su Cristo – ha detto ai sacerdoti – dobbiamo vivere, annunciare e portare Cristo. Non dobbiamo portare noi stessi né lo specchio della nostra immagine, ma solo Cristo deve essere riflesso nel nostro volto». Una missione che, richiamando le parole di Paolo VI nel 1970 per il suo cinquantesimo di sacerdozio, richiede «coraggio e sacrificio nei quali il prete si consuma e deve consumarsi, soffrendo anche l’incomprensione, il rifiuto, l’indifferenza ». Occorre poi fuggire la “mondanità spirituale” di cui parla papa Francesco: «Il rischio – ha sottolineato monsignor Marcìa – è che l’altare diventi quasi una coreografia estetica, un piedistallo di autocelebrazione e non la Mensa dove il prete stesso, spezzando il pane, diventa lui stesso frantumato per il popolo. Perché il prete c’è per il popolo, per camminare con la gente mentre la gente soffre, spera, si dispera, mentre la gente lavora e costruisce il suo futuro».
A Emanuele il Vescovo ha ancora affidato le parole di Paolo VI, senza commentarle: «Non temere mai, non dubitare mai del tuo sacerdozio. Non lo isolare mai dal tuo Vescovo, chiunque sia, né dalla sua funzione nella Santa Chiesa. Non lo tradire mai, qualunque sia il suo nome!».
L’impegno non è richiesto solo ai sacerdoti ma tutta la comunità diocesana ha un compito, quello di «condividere la vocazione del nostro prossimo, qualunque essa sia, senza disinteressarci nell’accompagnare chi si pone in ricerca del proprio progetto esistenziale ». È anche grazie alle famiglie, alle comunità parrocchiali ed ecclesiali, ai formatori dei seminari e ai docenti della Facoltà teologica, «alle persone note e meno note che hanno nel silenzio pregato, offerto e sofferto» che la vocazione di Emanuele, come pure quelle di Giovanni e Roberto sono potute maturare.
A Emanuele l’augurio, da parte del Vescovo, di vivere un ministero «lieto, appassionato e coraggioso», custodito nel grembo di Maria e sostenuto da San Giovanni Battista. (fra. co.)

Nell’allegato il testo completo dell’omelia del Vescovo:

 

Le prossime date:
  • Giovanni Cossu verrà ordinato venerdì 8 settembre alle 18 a Orgosolo;
  • Roberto Biancu sabato 16 settembre alle 17.30 a La Caletta.
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