La chiusura della Visita a Onifai e Irgoli

L’invito alla conversione in un canto di bambini

 

«C’è un uomo che da quindici anni assiste la moglie colpita dall’Alzheimer, lei non è in grado di dire neppure un “grazie” ma lui la accudisce con amore»: è l’esempio più bello e commovente fra i tanti di una comunità che ha cura e attenzione verso gli anziani. Poi ci sono loro, i bambini, la vera ricchezza di Onifai e Irgoli: festanti e gioiosi fanno da corona al vescovo Mosè nella celebrazione conclusiva della Visita pastorale dopo due settimane vissute insieme alle due comunità guidate da don Angelo Cosseddu. Tra gli anziani e i bambini ci dovrebbero essere i giovani ma non si vedono, non ci sono con la testa forse, e neppure con il cuore. Occorre recuperare con loro un dialogo, riavvicinarli, renderli protagonisti. È questa la richiesta del Vescovo alla comunità, anche a quella civica rappresentata dai due sindaci Daniela Satgia e Giovanni Porcu presenti alla celebrazione. Ma l’ottimismo è la cifra finale, le cose positive superano quelle negative. E non potrebbe essere altrimenti dopo aver vissuto una Messa così piena e coinvolgente, nella quale i più piccoli sono stati i veri protagonisti.
La riflessione del Vescovo nell’omelia è guidata dalle letture della seconda domenica d’Avvento. Una premessa, è un grazie, «Grazie per avermi fatto vedere le cose belle – ha detto monsignor Marcia – e per non avermi nascosto le difficoltà. C’è fatica, ce lo siamo detti anche all’inizio della Visita pastorale, ma avete tante capacità, potete fare di più con tanta buona volontà. Ci aiutano le letture di oggi». Il tema comune alla Parola è la conversione, alla luce di questa è da rileggere la prima lettura tratta da Isaia: il profeta «parla del Messia ma quello che dice vale anche per ciascuno di noi – ha spiegato il Vescovo – se siamo seguaci del Cristo». Ma cosa significa conversione? – ha domandato monsignor Marcia. Il primo presupposto per potersi convertire è la libertà, «senza libertà interiore non potrò cambiare – ha detto –: l’uomo non è libero perché vuole raggiungere ciò che reputa bene ma che in realtà non è il vero bene. Occorre allora domandarsi, voglio raggiungere il bene o il mio bene?». L’esempio più grande di libertà è quello di Gesù – ha proseguito il Vescovo – che ha trovato la capacità di decidere di farsi uomo per avvicinare Dio all’uomo. «La capacità di liberarci ci costa sempre, non è indolore – ha detto riferendosi alla condizione dell’uomo. Conversione significa dunque volgermi totalmente al Cristo, convertirsi allo stile del Cristo, acquisire i criteri del Signore. Il primo criterio – ha affermato – è quello di perdonarci».
Dopo questo invito, risuonato con forza, è tornata la domanda: cosa intendiamo per conversione? Cosa ci impedisce di convertirci? La prima “scusa” che accampiamo – ha detto il Vescovo – riguarda la mancanza di tempo. Ma come a rendere ogni cosa speciale basta un pizzico di amare tanto più «possiamo mettere un pizzico di fede in tutto ciò che facciamo. La salvezza – ha detto ancora – dipende tutta da Dio e tutta da me, dalla mia risposta. È un dialogo con Dio. Provate a mettere questa conversione nel vostro lavoro – ha suggerito. Certo però che se metto il denaro al posto di Dio neppure la mia famiglia si salva, per quanto il denaro serva è Dio l’essenziale» – ha affermato.
L’ultimo invito è ancora sotto forma di domanda: «Abbiamo la capacità del rischio della fede? Ci fidiamo di Dio? Abbiate sempre la capacità di assumere le vostre responsabilità, portate a galla e fate vivere le capacità della vostra comunità» – ha concluso – ma non prima di affidare il messaggio di conversione alle voci dei bambini che ripetono insieme al Vescovo il canto intonato ogni mattina nel “Buongiorno Gesù”.
Le parole di ringraziamento del parroco don Angelo, precedute all’inizio della celebrazione da quelle del consiglio pastorale a nome di tutta la comunità, sono il sigillo a lunghi giorni di incontro e condivisione. Nel bell’oratorio parrocchiale di San Nicola i sorrisi di un momento conviviale sciolgono finalmente anche qualche piccola tensione, rimane il ricordo di giornate intense e l’impegno – come ha sottolineato il parroco – a continuare a vivere nello spirito della Visita pastorale facendone fruttificare i semi. (fra.co.)

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