Corpus Domini: essere uno in Lui

Cristo scende nelle nostre strade, ancora una volta: è la solennità del Corpus Domini. Oggi arriva davvero nelle periferie esistenziali, passa accanto al carcere, ai confini della città nel quartiere di Badu ‘e carros. È una calda domenica di fine giugno, terminata la celebrazione della Messa nella chiesa dedicata a Beata Maria Gabriella la processione eucaristica si snoda per le vie di un quartiere popolare, c’è chi ha preparato gli addobbi, i fiori, lenzuola bianche alle finestre e sui balconi, in altri sventola il tricolore – è pur sempre il mese dei Mondiali. Nelle soste si leggono alcuni scritti della Beata e si prega per tutte le necessità del mondo e della Chiesa, particolarmente toccante è la benedizione che risuona accanto al carcere, sarà giunta sino a quelle finestre, dietro quelle sbarre.
Il pensiero del Vescovo, consegnato ai fedeli prima della benedizione finale sul sagrato della chiesa, è ancora una volta centrato sull’unità, e non potrebbe essere altrimenti in questo luogo dedicato alla Beata dell’Unità. «La gioia di Maria Gabriella era stare fisicamente con Gesù – ha ricordato il Vescovo: noi l’abbiamo portato nelle nostre strade, Lui abita in mezzo a noi ma qual’è la nostra tensione a stare con Lui?».
Dal Vangelo è nata un’altra domanda: che cos’è la vita eterna? Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue – dice Gesù – ha la vita eterna, dimora in me e io in lui, colui che mangia di me vivrà per me. «La vita eterna è allora quella che io vivo in Cristo, è vivere per Cristo. Se non ci nutriamo di Lui – ha proseguito il Vescovo – significa che abbiamo un altro cibo, qual è il nostro cibo?»
C’è un solo pane, e tutti partecipiamo dell’unico pane – ha scritto San Paolo. «Gli antichi Padri – ha commentato il Vescovo – parlavano del grano tritato, macinato così come l’uva: purificati diventano pane e vino. Così dev’essere anche per noi, ma abbiamo paura di essere tritati per essere Chiesa. Chiediamo al Signore – ha concluso – che ci renda uno in Lui e se per questo dobbiamo essere tritati o schiacciati e purificati che faccia Lui della nostra vita. Come nell’offertorio mettiamo la vita nelle sue mani: ce la ridoni trasformata».

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