La casa dei poveri

«Se non ci fossero i poveri questa casa non avrebbe senso».
«Inauguriamo una casa, ma creare uno spazio dentro di noi per il povero significa costruire la cattedrale più bella. Parafrasando San Vincenzo: chi comanda sono i poveri». Queste parole, pronunciate dal Vescovo all’inizio e al termine della celebrazione eucaristica riassumono il senso della serata del 14 settembre, in cui tutta la Chiesa nuorese si appropria idealmente degli spazi del nuovo centro Caritas diocesano di via Lamarmora a Nuoro. Lo fa inaugurando i locali situati al pian terreno dell’immobile donato alla Diocesi, e con essi il cuore pulsante dell’attività caritativa: il luogo deputato alla preghiera. La graziosa cappella è anche il ritrovo della piccola comunità delle suore Figlie della Carità – che vivono in un appartamento del medesimo stabile – ma sarà aperta a tutti, agli operatori come alle persone che si rivolgeranno agli uffici Caritas.
In mezzo alle parole ci sono anche i gesti, altrettanto significativi: la benedizione della statua della Madonna, della Croce, dell’altare e del tabernacolo. Quattro “stazioni” percorse nell’abbraccio delle tante persone accorse per l’occasione, dei volontari, di tanti amici che hanno speso il loro tempo e la loro opera gratuitamente affinché quest’opera potesse essere ultimata. Il responsabile della Caritas diocesana don Francesco Mariani ricorda quanti hanno collaborato gratis e ancora chi ha voluto donare la bellissima statua in marmo della Madonna col Bambino, il maestoso altare e l’ambone in ginepro, chi ha realizzato il tabernacolo e infine la splendida comunità delle Vincenziane, che ha tra l’altro donato gli altri arredi sacri. Un nome solo li riassume tutti, quello della donatrice, Michelina.
La prima Messa, ora. L’acquasantiera appena riempita, l’altare ancora spoglio, poi benedetto e baciato per la prima volta, il tabernacolo vuoto e poi riempito della Sua presenza che da oggi sarà costante. La celebrazione è emozionante, e l’emozione tradisce anche qualche lacrima.
L’omelia del Vescovo prende spunto dall’odierna festa dell’Esaltazione della Croce. La prima lettura dal libro dei Numeri descrive un popolo di Israele che nel deserto mormora contro Dio, e «usa lo stesso verbo – sottolinea il Vescovo – utilizzato per descrivere il ringhiare dei cani: «come siamo noi davanti alle nostre croci? – chiede. Ringhiamo? Oppure riconosciamo che quella croce ci ha salvato?». Di seguito ecco l’invito a non giocare con la croce, ad aver rispetto anche di un simbolo che ci ricorda «un Dio che si è abbassato per salvarci». Ancora, «quando facciamo il segno della croce fermiamoci a riflettere, con quel gesto – ha aggiunto – rinnoviamo la nostra fede, non compiamolo con superficialità».
Le croci, di qualsiasi genere siano – morali o fisiche, fanno parte della nostra vita: «cosa facciamo – si è ancora chiesto il Vescovo: scendiamo dalla croce o ci mettiamo altri al nostro posto?». E incalza: «Chi c’è su quella croce? Questa casa ci ricorda che sulla croce ci sono i poveri e noi ce li lasciamo, come i discepoli non ci accostiamo al Calvario, restiamo fuori. Ma da questa casa ci viene l’invito a richiamare tutte le capacità per rispondere a Dio che ci chiama a servire i fratelli. Nicodemo ci ricorda il coraggio di deporre dalla croce Cristo, anche noi dobbiamo fare così, togliere gli altri dalla croce». La preghiera: «aiutami a non scendere dalla croce e a servire chi sulla croce c’è».
Un altro episodio del Vangelo ritorna alla mente, Gesù a casa di Marta e Maria, il profumo di nardo che invade la stanza, le proteste di Giuda – ladro – per lo spreco, la replica di Gesù: i poveri li avrete sempre con voi, a me non sempre. E aggiunge il Vescovo: «non sempre nei poveri vedete me».
«Iniziamo allora il cammino di questa casa – l’invito finale – mettendoci al servizio dei poveri, da loro lasciandoci comandare».
L’emergenza, oltre al lavoro ordinario, riguarda oggi anche i migranti. Anche su questo fronte la Caritas non fa mancare il proprio contributo, si mantengono i contatti con le strutture che li ospitano nel territorio della diocesi e si studia come poter dare seguito al recente invito del Papa all’accoglienza da parte delle parrocchie. Nei giorni scorsi il Vescovo ha incontrato alcuni parroci per studiare insieme alle comunità in che modo poter offrire un servizio che non può essere però improvvisato ma pensato e gestito nel pieno interesse delle persone accolte, grazie a progetti mirati e strutturati. Il motore dell’accoglienza è avviato, il luogo da cui partire è ora a disposizione di tutti, il compagno di strada è fidato.

(f.c.)

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