La chiusura della Visita a Santa Lucia

«Far nascere nel cuore il desiderio di essere comunità»

 

Poco più di seicento anime disperse in un territorio vasto, chiamati a diventare comunità, spinti alla comunione fraterna. È questo il messaggio che monsignor Marcìa ha voluto lasciare al termine della Visita pastorale a Santa Lucia di Siniscola e alle frazioni che punteggiano la costa. Ma dove nasce la comunione se non da un cuore nuovo? «Abbiamo fatto una preghiera – ha esordito il Vescovo – e voi avete messo la vostra firma dicendo Amen: “O Padre che ascolti quanti si accordano per chiederti qualunque cosa…”, se noi ci accordiamo Dio ce la concede, se non ci accordiamo il Signore dice “mettetevi d’accordo”. Proseguiva la preghiera: “Donaci un cuore e uno Spirito nuovo”, che vuol dire che siamo tutti cardiopatici e chiediamo un trapianto di cuore: detto così può sembrare strano ma credo – ha sottolineato – che sia proprio per questa comunità perché “ci rendiamo sensibili alla sorte di ogni fratello”. Il Vangelo – ha proseguito – parla di correzione fraterna, nella prima lettura si dice che io non mi posso lavare le mani di voi ma neppure voi l’uno dell’altro, altrimenti siamo solo Pilato». E qui il consiglio, «è vero che in un territorio estremamente grande non potete misconoscervi l’un l’altro, farvi la guerra l’un l’altro e questo vale ancor più per il cammino spirituale, occorre cuore nuovo e spirito nuovo».
Pensando ai vari incontri della settimana, monsignor Marcìa ha ricordato come non sempre l’umore generale tendeva a sottolineare la mancanza di uno o dell’altro, «no, non è evangelico – ha ribadito il Vescovo – altrimenti succede che ognuno fa il proprio interesse. Vorrei lasciarvi questa pulce nell’orecchio – ha detto ancora –, abbiamo un solo battesimo, un solo Cristo, riusciamo a volerci bene senza farci la guerra?».
Ricordando l’ordinazione di don Giovanni Cossu, la sera prima della conclusione della Visita pastorale, il Vescovo ha sottolineato come “per fare un prete” si sia mosso un paese intero, allo stesso modo, pensando anche ai ragazzi che di lì a poco avrebbero ricevuto la Cresima ha proseguito: «Per fare un ragazzo, un uomo, ci vuole una comunità di gente, se questa non è una comunità abbiamo rovinato i nostri figli perché non li faremo né donne né uomini, capite? Siamo la stessa comunità, se questo l’abbiamo capito io ho finito. Se come frutto della Visita pastorale riesco a far nascere nel vostro cuore l’ardente desiderio di essere una comunità mi basta». E ha rimarcato ancora: «Ma questo dobbiamo farlo, dobbiamo esserlo, dobbiamo diventarlo. Se non in nome di una amministrazione, in nome di una fede: siamo tutti figli dello stesso padre Dio, e amiamo tutti lo stesso Cristo suo figlio che per noi ha dato la sua vita. E ha dato la sua vita non perché io sono più bravo di voi no, Paolo dice ai Romani “per noi che eravamo suoi nemici”. Vedete quanta strada dobbiamo fare. Ecco io vi invito davvero alla fine di questa Visita pastorale di camminare verso questa novità».
Ai cresimandi, dopo l’incontro già avuto insieme ai padrini due giorni prima, una sola raccomandazione: «Ragazzi, voi che avete ancora energie nuove, non fatevi chiudere da noi adulti, sprigionate la novità, non fatevi incapsulare da noi adulti. Siate voi stessi, siate uomini tutti d’un pezzo».
Per non dire di aver sottolineato solo cose “negative”, il Vescovo ha ricordato il bello, c’è del bello, oltre la natura sublime: «C’è molto di bello ma è per tutti, non è per qualcuno, mettere in comune lo sforzo per la ricerca del bene comune è anche mettere insieme quel bene che c’è». E ancora: «Una cosa bella, e mi piacerebbe che la potenziaste: proprio per via delle distanze – ha detto – ho notato che c’è questa tensione ad essere uno a servizio dell’altro, anche per dare un passaggio, per aiutarvi, per darvi una mano. Questo è positivo, incomincia a diventare negativo se fate la scelta delle persone da aiutare. La comunità deve crescere, deve camminare».
Un ultimo pensiero ai familiari dei ragazzi che ricevono la Cresima: «Loro oggi portano a casa vostra Dio amore, provate a vivere questa dimensione dell’amore che troviamo nella seconda lettura, “Non siate debitori di nulla a nessuno se non dell’amore vicendevole”… se dobbiamo sbagliare, sbagliamo facendo la carità, che non fa male a nessuno».
Infine una preghiera, «chiediamo per questi ragazzi che possano essere cristiani tutti d’un pezzo, e come comunità, chiediamo al Signore che pur essendo pochi siamo sempre più uniti in lui».
Al termine della celebrazione, il parroco don Ciriaco Vedele ha voluto ringraziare il Vescovo a nome della comunità, «riconoscente a lei che come padre, guida, maestro e amico che è stato con noi per sette giorni. Un ringraziamento che parte dal cuore perché lei ha vissuto come un padre nella serenità, nella confidenza, nella gioia, rallegrando spesso quando c’era da rallegrarsi e condividendo anche la tristezza e la sofferenza quando la vita ha presentato prove ». Don Vedele ha sottolineato la disponibilità e come monsignor Marcìa abbia «dimostrato di essere a suo agio con i piccoli (pochi), con i giovani (pochissimi), con gli anziani, le famiglie». Un ringraziamento anche a chi ha contribuito a preparare la Visita con l’augurio «che questa esperienza sia germe di nuove e feconde stagioni di grazia e di bene per la nostra parrocchia, che il passaggio non solo fisico ma anche spirituale e umano sia per tutti un impegno di rinnovata vita cristiana. Viviamo questa Visita pastorale – ha concluso – come la stagione della semina, il seme scompare, non si vede, ma poi arriva la stagione dei frutti: sperimentare, vivere e conoscere l’amore del Signore». (fra. co.)

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