A Oristano l’incontro con don Ivan Maffeis

«Insieme abbiamo le risorse per abitare questo tempo»

Una momento di ascolto e condivisione, potrebbe riassumersi così l’incontro di sabato 29 novembre a Oristano tra i direttori e collaboratori dei media diocesani, responsabili degli uffici diocesani per le comunicazioni sociali e don Ivan Maffeis, nuovo direttore dell’ufficio nazionale per le comunicazioni sociali della CEI. Nella sua prima visita in Sardegna don Ivan, di fresca nomina alla guida dell’ufficio che ha assunto nel maggio scorso, ha voluto principalmente mettersi in ascolto della realtà isolana presentatagli sia nell’introduzione di Marco Piras – direttore dell’Arborense e responsabile dell’ufficio regionale per le comunicazioni sociali – che nei successivi interventi dei direttori di alcuni settimanali e responsabili di uffici diocesani provenienti da tutte le diocesi sarde.
Piras ha descritto una realtà variegata composta per quanto riguarda la carta stampata da 11 testate iscritte alla Fisc (7 settimanali, 2 quindicinali e due mensili) che mantengono nonostante la non felicissima stagione che vive l’editoria in Italia una certa forza nei numeri, ne bastino due: un milione di copie distribuite ogni anno, 30mila abbonati. Non mancano le criticità, individuate nella necessità di una maggiore integrazione sia dal punto di vista economico, presentarsi uniti a possibili inserzionisti, che propriamente giornalistico, la creazione di una sorta di banca dati condivisa per articoli di interesse regionale che possano essere pubblicati su tutti i giornali così come per una archivio fotografico condiviso.
È emersa inoltre la necessità di un maggiore coinvolgimento dei sacerdoti come pure quella di avere assistenza dal punto di vista legale e contrattuale. La richiesta più forte ha riguardato però il tema della formazione destinata in particolare ai collaboratori delle testate e che sia anche tecnica, per avviare dove non ci fosse una presenza di uffici e periodici diocesani sul web.
Dal canto suo don Maffeis ha sottolineato il patrimonio da cui partire per affrontare le nuove sfide della comunicazione: «Il punto di partenza è ciò che siamo, gli uffici, le radio, i settimanali, un bagaglio di identità e radicamento nel territorio. Occorre naturalmente confrontarsi col nuovo, la partita sui social è vitale – ha sottolineato – e con un’opinione pubblica che ha cambiato volto, senza avere paura e riuscendo a dar voce a territori che stanno scomparendo dalle testate locali.
Non è più tempo di coltivare impegni faraonici – ha proseguito – ma è bene partire dalle reali potenzialità delle diocesi, con progetti sostenibili, con attenzione per investire sulle persone anche dal punto di vista economico. È importante fare opinione, avere una linea editoriale riconoscibile, soprattutto – ha affermato ancora – condividere le risorse e creare le relazioni tra noi, con i collaboratori, stimarci e darsi un tempo per questo». Ancora, offrire momenti culturali, di riflessione e approfondimento, di formazione, «valorizzando in particolare la giornata delle Comunicazioni sociali e la festa di San Francesco di Sales, nella quale i vescovi possono incontrare – questo l’auspicio – gli operatori della comunicazione anche per avere una ricaduta su quanti non operano per la Chiesa. Si corre il rischio di organizzare cose che non servono, l’ufficio nazionale si mette a disposizione di fronte a proposte vere, assicurando un supporto al territorio, anche economico, e alla formazione. Abbiamo le risorse – ha concluso – per abitare questo tempo».
A concludere la mattinata l’intervento di monsignor Paolo Atzei, arcivescovo di Sassari e delegato della Ces per le comunicazioni sociali, che ha voluto lasciare ai presenti una immagine; una adolescente che si avvia alla giovinezza, va verso la propria realizzazione pur vivendo in contesti difficili: questa è la comunicazione. «Di fronte ai grandi potentati siamo poca cosa – ha detto – ma è importante mettersi insieme. Non possiamo dire più di quello che siamo – ha proseguito invitando a rifuggire l’ipocrisia – dobbiamo avere uno sguardo più evangelico, molta umiltà e pazienza anche davanti ai limiti pastorali. Il cuore sia appassionato – ha esortato l’arcivescovo – le gambe più snelle per camminare più speditamente, il portafoglio più gonfio, le risorse delle diocesi vadano anche a beneficio della comunicazione. Soprattutto – ha poi concluso – dobbiamo avere un’anima cristiana in tutto, essere lievito e possedere l’intrinseca forza del seme e del fermento per portare frutto nella nostra terra».
In occasione dell’incontro di Oristano è stato inaugurato il sito web della Conferenza episcopale sarda (www.chiesasarda.org), realizzato a cura dell’ufficio regionale per le comunicazioni sociali.

f.c.

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