Il rapporto Caritas

La delegazione regionale della Caritas ha pubblicato recentemente il rapporto annuale che curato da Raffaele Callia e Maria Chiara Cugusi, in sinergia con i direttori e le équipes delle Caritas diocesane di Ales-Terralba, Alghero-Bosa, Cagliari, Iglesias, Lanusei, Nuoro, Oristano, Ozieri, Sassari e Tempio-Ampurias, riassume per il 2016 attività, progetti e esperienze formative. Del documento, consultabile integralmente nel sito web http://www.caritassardegna. it, pubblichiamo il capitolo riguardante la Diocesi di Nuoro redatto in collaborazione con don Francesco Mariani, suor Pierina Careddu e Antonello Gallisai.

Nel corso del 2016 sono stati promossi diversi progetti in collaborazione con gli altri Uffici pastorali della Diocesi. Significativa, da questo punto di vista, è stata la collaborazione con l’Ufficio Catechistico diocesano che ha portato a Nuoro all’apertura del Centro cittadino di sostegno allo studio “Ce la puoi fare”: abbiamo, per nostra scelta, iniziato in sordina ma i risultati sono buoni (42 i ragazzi sinora seguiti) e lo saranno ancora di più. Importante anche la collaborazione con alcuni insegnanti di religione delle scuole superiori nuoresi che mensilmente hanno organizzato nei loro istituti dei punti di raccolta di generi alimentari devoluti poi alle Caritas parrocchiali. Analoghe iniziative sono state realizzate anche in alcune scuole elementari. Tra l’altro, quest’anno, si è concluso il Progetto “ Giocare teatro”, rivolto a venti ragazzi con sindrome di down ed autistici.
Con l’Ufficio della Pastorale Familiare vogliamo invece far decollare il servizio “Padri per sempre”, approntato presso la sede Caritas di via Lamarmora. Si tratta di un’iniziativa rivolta a genitori separati e con figli. In una città che detiene il primato di divorzi e separazioni, spesso e volentieri “i nuovi poveri” sono i padri. Specie quando si ritrovano senza casa e con l’impossibilità di incontrare i figli in un contesto adeguato che non sia il supermercato o il bar.
L’Ufficio della Pastorale del Lavoro ha fornito anche a noi occasioni di crescita nel capire i bisogni e nel modo con cui andarvi incontro. Nelle parrocchie sta diventando sempre più chiaro che la Caritas diocesana non interviene senza il consenso e la collaborazione del parroco, possibilmente coadiuvato dall’apposita commissione del Consiglio pastorale. Per noi sono finiti i tempi del “turismo questuante” a insaputa della comunità parrocchiale. Le indicazioni del Progetto pastorale sono chiare: ogni comunità deve farsi carico dei suoi figli. Laddove non ci riesca, chiede aiuto alla comunità più grande, la Caritas diocesana appunto.
Facendo tesoro del metodo ordinario di lavoro della Caritas, attraverso l’ascolto e l’osservazione, sono stati attivati diversi interventi. È stato potenziato il servizio del “Prestito della Speranza”: si tratta dello strumento tramite il quale si può accedere a un finanziamento per famiglie fino a 7.000 euro, oppure, nel caso di nuove imprese, fino a 25.000. Il finanziamento bancario, garantito da Caritas e CEI, in questo caso passa tramite Banca Intesa che ha l’ultima parola, dopo aver prima avuto il via libera dell’apposita commissione Caritas, la quale puntualmente si confronta con il parroco della comunità di provenienza del beneficiario. Le maggiori richieste sono pervenute da nuove piccole imprese. Su oltre cento casi presi in esame, le pratiche istruite sono 45 per una somma di 350.000 euro. Tutti i soggetti interessati stanno restituendo il debito, tranne uno. Ancora, vanno segnalati la creazione e il potenziamento di empori solidali (due) per educare le persone bisognose ad un corretto uso delle risorse e degli aiuti che ricevono; e il sostegno alle mense per i poveri gestite dalle parrocchie.
La Caritas diocesana di Nuoro ha attivato anche il Centro di ascolto per migranti che si affianca al Centro d’ascolto diocesano e al Centro del servizio legale. Il servizio nella colonia penale di Mamone si concretizza tra l’altro in un aiuto nello studio e nelle conoscenze linguistiche e nel carcere di Badu ’e Carros in un piccolo corso di cucito nella sezione femminile; inoltre, è impegnata nella presa in carico di detenuti o di soggetti sottoposti alle misure alternative alla detenzione, alla messa in prova e al reinserimento sociale.
Se c’è un aspetto debole cui rimediare è quello della rendicontazione: la Caritas diocesana interviene, tramite bonifico, a favore della parrocchia. Vogliamo far capire che è la comunità parrocchiale che si sta facendo carico di un suo figlio: le pezze giustificative, unite alla scheda d’ascolto, servono non per il nostro bilancio ma per una questione di trasparenza delle parrocchie e per accedere poi a progetti specifici.

La voce del beneficiario. Francesca (nome di fantasia), sposata da 20 anni, con due figli, vive con la sua famiglia in un paesino del Nuorese. Sette anni fa suo marito ebbe un incidente sul lavoro e, a causa dei danni fisici riportati, rimase forzatamente inattivo per due anni. In quel periodo, Francesca svolse dei lavori saltuari, per cercare di mantenere il marito e i figli, ma i soldi che guadagnava non erano sufficienti. La voglia di lavorare era grande e il marito, appena iniziò a stare meglio, praticò a sua volta qualche lavoro occasionale; con i soldi guadagnati, marito e moglie pensarono di aprire un’attività commerciale, ma i soldi non bastavano: per poter ristrutturare il locale e avviare la pizzeria, avevano bisogno di liquidità. Si rivolsero ad alcune banche, per chiedere un prestito, ma ogni volta la risposta era negativa perché non erano ritenuti affidabili. Un giorno, Francesca e il marito si confidarono con il loro parroco, che li indirizzò alla Caritas diocesana di Nuoro di cui conoscevano l’esistenza. In Caritas – come racconta Francesca – hanno incontrato persone che li hanno ascoltati, hanno creduto in loro e, soprattutto, non li hanno umiliati e hanno capito il loro desiderio grazie al “Prestito della Speranza”. Insieme agli operatori Caritas hanno redatto il business plan del loro progetto, che, grazie alla mediazione della Caritas fattasi garante per loro, è stato valutato in modo positivo dalla Banca Intesa San Paolo. Così, Francesca e suo marito hanno ottenuto un prestito di 25mila euro, che dovranno restituire in cinque anni, grazie al quale due anni fa hanno aperto la loro pizzeria da asporto, poi trasformata in pizzeria vera e propria. L’attività sta andando molto bene, hanno attrezzato 55 posti a sedere, preparano pizze e buffet, e ora stanno aprendo anche un piccolo liquorificio artigianale. Come racconta Francesca, la Caritas ha cambiato totalmente la loro vita, dando loro la possibilità di riconquistare serenità e dignità e attraverso un lavoro reagire e riprendere in mano la propria vita. E a tutte le famiglie che sono in difficoltà Francesca lancia un appello: di non perdersi d’animo, ma di rivolgersi alla Caritas, perché lì le porte sono sempre aperte; perciò, chi può aiutare la Caritas – istituzioni e singole persone – lo deve fare, perché essa è una salvezza per chi versa in una situazione di bisogno e deve continuare a esserlo.

La voce della Caritas. Don Francesco Mariani è il direttore della Caritas diocesana di Nuoro, una realtà che, negli ultimi anni, sta puntando sempre più sulla formazione, finalizzata a rafforzare la testimonianza della carità nel territorio diocesano, anche grazie al rafforzamento delle reti all’interno della comunità ecclesiale. In particolare, sottolinea l’importanza che i ministri straordinari dell’eucarestia siano organicamente coinvolti nelle commissioni e nelle attività delle Caritas perché sono il biglietto da visita delle parrocchie, portano l’eucarestia a persone malate e anziane, quindi potenzialmente in uno stato di bisogno non solo spirituale ma anche materiale. Altro versante in cui la Caritas diocesana ha iniziato a lavorare – ed è un aspetto da rafforzare ulteriormente – è quello che riguarda i rapporti con le catechiste. Anche in questo caso, ci sono persone che più di altre sono in diretto contatto con le famiglie e ne conoscono bisogni e difficoltà. A loro non viene chiesto semplicemente di segnalare i casi di cui vengono a conoscenza, ma di essere soggetti operativi di carità.

La voce di un testimone. Giuseppe Ciccolini, riconfermato sindaco di Bitti nel giugno 2017 per il suo terzo mandato, racconta la collaborazione tra il suo Comune e la Caritas diocesana, nata in occasione dell’alluvione del 2013. Ricorda di essere stato contattato, in quei giorni di piena emergenza, da parte della Caritas: lo stesso sindaco spiegò che non c’erano bisogni di prima necessità, viveri o indumenti, quanto piuttosto difficoltà vissute da singoli cittadini, famiglie e aziende. Ciccolini dice di aver potuto verificare quanto fosse forte la rete di solidarietà attivata dalla Caritas e con quale serietà e concretezza l’intervento abbia costituito un reale sostegno. L’alluvione aveva stravolto l’assetto urbanistico di Bitti, con fiumi che avevano invaso le strade del centro urbano e danneggiato fortemente buona parte del patrimonio pubblico. Perciò, fu chiesto un intervento un po’ atipico per un’emergenza: c’era bisogno di spazi, luoghi sicuri dove poter fare incontrare la comunità e soprattutto luoghi che potessero fungere da centri di prima emergenza in caso di nuove calamità. Da lì nacque l’idea di riqualificare il salone parrocchiale – i cui lavori sono in fase di ultimazione ed è prossima l’inaugurazione – affinché potesse diventare, oltre che centro di aggregazione in tempo di normalità, anche un luogo di rifugio sicuro nei momenti di emergenza. In questo modo, è stato ampliato il concetto di “messa in sicurezza” di un paese, che significa anche dare la possibilità alle persone di incontrarsi, stare insieme. Come spiega Ciccolini, l’azione della Caritas inoltre è stata molto importante, perché è riuscita a entrare nell’intimità delle famiglie e delle aziende maggiormente colpite, confrontandosi con loro, cercando di capire e stimare i danni subiti ed elargendo delle donazioni per aiutarle a risollevarsi: un aiuto discreto, concreto e determinato allo stesso tempo, tanto è vero che tutti gli interventi programmati sono stati realizzati. E questo tipo di aiuto, come sottolinea il sindaco, l’avrebbe potuto svolgere solo la Chiesa, perché talvolta l’intervento degli amministratori può essere strumentalizzato; mentre in questo caso l’autorevolezza della Caritas, della parrocchia, anche con il sostegno dell’amministrazione comunale, ha permesso di far sentire le persone a proprio agio.

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