Corpus Domini, nelle nostre strade

Davanti alla nostra debolezza, alla nostre divisioni, al nostro peccato, il Signore rimane fedele, fedele al patto d’amore che ha stretto con noi. A Lui il Vescovo si rivolge al termine della processione eucaristica cittadina nel giorno del Corpus Domini.
Lo scorso anno il Signore passò tra le vie di un quartiere popolare e si fermò accanto al carcere di Badu ‘e Carros, ora attraversa una zona residenziale di periferia, Città Nuova, fatta di case monofamiliari e villette a schiera, in cui si fatica a trovare una piazza e dove, forse, l’unico vero centro di aggregazione è la parrocchia di San Domenico Savio. Qui il Vescovo presiede la Messa, concelebrata da molti parroci della vicaria urbana e animata dal coro cittadino, prima di guidare la processione. Il sole è ancora caldo, dev’essere dolce il peso di Gesù nell’ostensorio, ma quanta fatica starà facendo il Vescovo Mosè, quanto sudore sotto i paramenti, per portarlo e accompagnarlo guidando questo povero gregge. Durante la processione don Bruno guida i canti, si prega e si ascoltano, lette dal parroco don Manfredo, le parole di don Bosco – ricorre il bicentenario dalla nascita – il suo amore e la sua devozione per l’eucarestia, celebrata, rispettata, amata. Dopo tanto camminare la processione termina nel cortile accanto all’ingresso dell’oratorio salesiano, è il momento della riflessione, Gesù ancora presente nel Sacramento: «Davanti a questa realtà non finisce mai il nostro stupore – dice il Vescovo –, lo stupore della Chiesa, che deve alimentare la nostra contemplazione di tanto amore, la nostra adorazione di Dio nostro tutto, la nostra memoria celebrando l’Eucarestia».
Le strade percorse sono quelle dove quotidianamente consumiamo la nostra vita, «abbiamo voluto – ha proseguito – che camminando sacramentalmente con noi il Signore ci incoraggiasse a costruire ogni giorno una nuova società, una autentica fraternità basata sull’amore, sulla nuova alleanza che Lui ha ristabilito con noi. Lui è fedele, e noi?» – ha domandato. La nostra fragilità e la nostra instabilità rompono il patto con Lui, «lo rompiamo – ha elencato il Vescovo – quando tra noi creiamo divisioni, pretendendo a gomitate i primi posto a scapito dei più deboli, rompiamo l’alleanza quando non prestiamo attenzione a chi ha bisogno di noi, quando ammettiamo, fomentiamo e caldeggiamo le divisioni tra noi» – ed è purtroppo cronaca di ogni giorno. «Lui col so Sangue ha vinto il male e ha generato con l’amore l’umanità, noi invece, col porgere l’orecchio a colui che divide, frammentiamo la Sua Chiesa e nelle nostre strade quotidianamente ci allontaniamo l’un l’altro».
Tutto vero, così e nelle comunità parrocchiali, nel presbiterio, tra gruppi, eppure davanti a Gesù Eucarestia il Vescovo ripete ancora a nome di tutti: «Noi crediamo in te! Tu Signore – gli dice – non sei qui come premio per i buoni, perché tali non siamo, ma sei qui come forza per noi deboli, per noi peccatori. Continua a passare nelle nostre strade ricche delle nostre povertà, delle divisioni e dei dissapori, delle gelosie e delle invidie ma anche di tanto desiderio di stare con te e animati da tanta volontà di voler cambiare. Facci uscire dalla condizione servile, nutrici del tuo Amore».
La conclusione è un atto d’affidamento, si commuove il cuore del pastore, ogni porzione del suo gregge ha un posto nella supplica al Signore. Il pensiero va ai sacerdoti, ai battezzati, ai bambini e ai giovani, alle famiglie, specie quelle provate dalla crisi economica e quelle sofferenti per la mancanza di amore. «Aiutaci e benedici questo tuo popolo, questa tua famiglia» è l’invocazione prima della benedizione finale. Con questa speranza arriva per tutti un momento di riposo e fraternità, con la consolazione di una compagnia che resta dopo aver attraversato le nostre strade.

f. c. 

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