Il Convegno pastorale diocesano

La Chiesa che vogliamo costruire

 

Quale Chiesa siamo? Prima ancora di dirci quale Chiesa sogniamo, il secondo momento del Convegno pastorale diocesano celebrato sabato 29 ottobre nel teatro della parrocchia San Giuseppe a Nuoro è servito per conoscere lo stato di salute della comunità diocesana, quali cose non vanno, quali sono da migliorare, da cosa è urgente iniziare. Una tripartizione sulla quale si è giocato, oltre che il Convegno stesso, anche tutto il lavoro delle foranie nell’incontro del 9 ottobre, guidato dalle luci di un ideale semaforo che ha portato non solo a fermarsi su quanto va male, ma anche costretto a cercare proposte nuove sulle quali impegnarsi. Preponderante, è il caso di sottolinearlo, il ruolo dei laici: sono stati loro i veri animatori del Convegno, loro dovranno essere protagonisti del cambiamento.
Ma cosa c’è a monte? Il vero punto di partenza è il Progetto pastorale diocesano presentato nell’ottobre del 2014 con il proprio retroterra delle Linee pastorali nate da un confronto sinodale che ha tentato allora di coinvolgere per la prima volta tutte le foranie e i consigli pastorali. Tre erano i momenti indicati dal Progetto – conoscenza, comunione e condivisione – come presupposto per la realizzazione di cinque obiettivi: famiglia come parte essenziale dell’attività pastorale, conoscenza della Dottrina sociale, pastorale di comunione, formazione, pastorale di missione.
In mezzo c’è la Evangelii Gaudium, vero documento programmatico del pontificato di Francesco donato alla Chiesa e alle Chiese particolari, una finestra capace di far entrare in luoghi troppo spesso chiusi una ventata di aria fresca e novità. Non un cambiare per cambiare quanto una sfida agli strenui sostenitori del “si è sempre fatto così”. È la stessa logica del Progetto pastorale diocesano, nato nel medesimo periodo, e che dell’Esortazione papale intercetta le assi portanti.
C’è poi il ruolo del Consiglio pastorale diocesano, chiamato a fare da tramite con gli uffici diocesani di pastorale, e ancora quello dei delegati al Convegno ecclesiale nazionale di Firenze che, forti dell’esperienza maturata in terra toscana, in questa fase hanno curato il lavoro di sintesi delle sollecitazioni inviate dagli incontri nelle foranie. Francesco Sanna, Alessandro Murgia e Teresa Mattu hanno guidato, insieme a don Giuseppe Mattana, una serata che per quasi metà della sua durata è stata dedicata agli interventi delle persone in sala. Ancora una volta in maggioranza laici.
In modo costruttivo sono riemersi i temi evidentemente più caldi e sentiti, dal ruolo dei consigli pastorali all’esigenza di una formazione permanente, dalla necessaria collaborazione dei sacerdoti all’urgenza della comunione a tutti i livelli, fino all’attenzione per le famiglie, i giovani, le periferie, i lontani. Forte il richiamo a una fede vissuta con gioia e testimoniata con coerenza nei vari ambiti di vita, specie nel mondo del lavoro, tendendo al fine dell’evangelizzazione.
Questa la Chiesa sognata, per dirlo con le parole del Papa a Firenze, un discorso che ha aperto e ispirato il Convegno pastorale.
Spetterà al Vescovo, domenica 13 novembre in Cattedrale, tirare le fila. Sarà anche il giorno conclusivo del Giubileo della Misericordia, si chiuderà la Porta Santa e si aprirà, questo l’auspicio, una stagione nuova per la Chiesa diocesana.

(fra .co.)

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